INTERVISTA A FRANCO DRAGONE, REGISTA DEL CIRQUE DU SOLEIL
IL REGISTA FRANCO DRAGONE
«Io, da Cairano al Cirque du Soleil grazie a Dario Fo»
Andrea Spinelli
Milano. Il suo italiano l’ha imparato sfogliando le copie di «Grand Hotel» che la madre riceveva dall’Irpinia per esorcizzare la nostalgia della lontananza. Cresciuto tra le piogge di La Louviére, Belgio, dove i suoi genitori erano emigrati da Cairano, Franco Dragone ha abbracciato il mondo del circo per sposare sulla scena il surrealismo fiammingo e la passione italica, dedicando 13 anni al Cirque du Soleil, l’istituzione canadese divenuta la più grande macchina da spettacolo del mondo, grazie a pièce di svolta per il teatro di figura come «Nouvelle experiènce», «Mystère», «Alegria», «Quidam» e «O».
Ecco perché il debutto del 29 aprile a Milano di «Saltimbanco», produzione che dal ’92 ha raccolto nel mondo quasi 8 milioni di spettatori, inorgoglisce il regista. È la prima volta del Cirque in Italia, e se al mese di repliche milanesi è già stata aggiunta una coda autunnale di spettacoli a Roma, non è detto che nel 2005 non possa essere la volta di Napoli.
Partiamo da «Saltimbanco», Dragone?
«Ungaretti diceva che il barocco nasce dal senso di vuoto della morte, che l’uomo ha bisogno di riempire la vita per non aver paura della morte. Perciò questo è il mio spettacolo più colorato e più barocco».
Come si è trovato nel ’99 a portare «Alegria» sul grande schermo?
«È stata un’esperienza interessante, ma non la ripeterei. La magia di uno spettacolo teatrale, infatti, sta nella libertà che lascia allo spettatore di seguire i suoi percorsi, cosa invece negata dalla tecnica cinematografica».
E lo show di Céline Dion diretto l’anno scorso a Las Vegas?
«Mi ero messo al lavoro con l’idea di reinventare completamente il suo personaggio, ma lei ha ccettato di mettersi in gioco solo fino a un certo punto. Qualche settimana fa, però, ho visto Elton John sullo stesso palco e mi sono convinto della bontà del lavoro fatto su Céline». Con chi altro le piacerebbe lavorare ora?
«Quincy Jones. Ne abbiamo parlato e non è detto che il sogno non si realizzi. Ma potrei citare pure Sting, Stevie Wonder, Tom Waits e Ramazzotti, che già in questo suo tour ha avuto modo di collaborare con alcuni autori del Cirque». Quali sono le sue fonti d’ispirazione?
«I surrealisti belgi come Magritte, Delvaux, Francis Bacon, il cinema italiano dei De Sica, dei Fellini, degli Scola, dei Bellocchio, il teatro di Peter Brook e Bob Wilson. Ma a infondermi la febbre del palcoscenico è stato il ”Mistero buffo” di Dario Fo: a 17 anni mi ha folgorato».
Progetti nel cassetto?
«Una piéce con le canzoni di Cocciante da far debuttare a Las Vegas il prossimo anno e la regia della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali di Torino 2006».
Da “Il Mattino” di Napoli
Salerno (Italy) – 12 March 2004 – 12:17:38
INTERVISTA A FRANCO DRAGONE, REGISTA DEL CIRQUE DU SOLEIL
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