Il circo sardo, lo show continua da cent’anni
Un tendone di quattordici metri, duecento posti a sedere. Tre protagonisti, due uomini e una donna, con i loro numeri acrobatici e l’ausilio di due barboncini ballerini, un pitone, una puzzola e un pony. Quanto basta per definirlo un circo, o meglio, l’Antico piccolo circo sardo. Una mini carovana itinerante, a conduzione familiare. Il leader è Priamo Casu, originario di Berchidda, olbiese d’adozione, poi sua moglie Paola, di origini circensi, la piccola Shamira di sei anni e il cugino Giorgio. Naturalmente, Piero Casu, padre di Priamo, l’inventore del circo in Sardegna, ottantottenne e sempre pronto ad esibirsi durante gli spettacoli, specie in compagnia di Paolino, il pony che sa far di conto. Ieri mattina, la combriccola circense ha fatto capolino nella scuola materna “Il Girasole”, nel quartiere San Simplicio. Uno spettacolo dedicato ai più piccini, ma, a dire la verità, anche ai genitori non è certo dispiaciuto essere lì ad osservare sorpresi i giochi dei tre personaggi e dei loro amici a quattro zampe. Una tradizione, quella della famiglia Casu, purtroppo la sola rimasta viva in Sardegna. La causa? «La Regione sarda, – spiega Priamo Casu, – in tutti questi anni non è mai riuscita ad approvare una legge che sostenesse la nostra attività. A dire il vero, solo una volta siamo riusciti ad ottenere dieci milioni di vecchie lire di finanziamento. Se contiamo, però, che se ne spendono circa due milioni al giorno, forse sembra un po’ poco». Ma non importa, per la famiglia Casu lo spettacolo deve andare avanti, la buona volontà non manca. «La nostra tradizione ha circa un centinaio di anni, – continua Priamo. Purtroppo in Sardegna hanno tutti gettato la spugna, perché non è certo facile continuare, specialmente di questi tempi. Noi riusciamo a resistere, forse perché la nostra attività è a conduzione familiare, con poche spese». Niente cartelloni, manifesti, volantini. Per il piccolo circo sardo basta un piccolo giro per la città in auto, un megafono ed il gioco è fatto. Appuntamento nelle piazze, spesso in periferia, o – com’è successo ieri nelle scuole – e via allo show. «Mia moglie Paola fa la mangiafuoco, – continua Casu, – io e mio cugino, nonostante il peso, ci occupiamo dei numeri acrobatici. E poi c’è mia figlia Shamira che riesce a far ruotare dodici hula hop alla volta». Ma nel circo sardo sono pochi che possono permettersi il lusso di stare soltanto a guardare. «Nei nostri spettacoli il pubblico diventa protagonista», aggiunge Priamo: «Cerchiamo di coinvolgere soprattutto i bambini, li vestiamo da clown e insegniamo loro qualche numero. Un po’ un modo per far capire che cosa sia veramente il circo, il divertimento sano». Come dimenticare poi gli animali, veri protagonisti, amati soprattutto dai più piccoli. Come i due cani ballerini, apparsi più volte il Tv, vestiti per l’occasione da Michael Jackson e Madonna. Perché, per la famiglia Casu, il circo senza animali è quasi inutile. «Purtroppo, – aggiunge Paola, – la nostra attività è continuamente sotto attacco da parte degli animalisti. Ma è bene che non si generalizzi. I nostri cani, il pony, il serpente e la puzzola non hanno mai subito nessun tipo di maltrattamento. Sono come noi, lavorano come noi. Non c’è bisogno di picchiarli per insegnare loro i numeri sui quali esibirsi». Un sorriso è quello che conta, insomma. L’unico motivo per continuare lo show.
Marco Mezzano
27/10/2004 – da “L’Unione Sarda”
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