Sarà il Tar a decidere se il “Martini” potrà lavorare
Sono avviliti i cento artisti che lavorano nel circo Martini. La situazione venutasi a creare dopo la sospensione per autotutela da parte del Comune sta impedendo loro di lavorare. «Il Tar ha fissato per il 13 gennaio la discussione sulla sospensiva del provvedimento – ha detto Franco Ferrari, uno dei proprietari del circo – ma a quale punto, qualsiasi sarà la risposta, per noi è una perdita». La questione, a dire dei diretti interessati, è ingarbugliata. Iniziata il giorno stesso del sorteggio per l’assegnazione dell’area, sta andando avanti tra revoche e contestazioni. «Ricordo perfettamente che il 18 novembre, giorno del sorteggio, il responsabile del servizio sicurezza del cittadino precisò che le date di invio delle richieste di partecipazione erano state per l’Iacp del 27 ottobre e dell’Ippodromo del 14, mentre i termini indicativi scadevano il 18. Chiese se c’erano problemi e nessuno obiettò. Dopo l’assegnazione, la società dell’ippodromo disse che il sorteggio, fatto in quelle misure, non era più regolare. Diciannove giorni dopo, quando le pratiche erano state espletate e noi avevamo già avuto una concessione il Comune, per firma del segretario generale, ha deciso la revoca del sorteggio e la sospensione per autotutela ». Da quel momento per i circensi del Martini è iniziata una lunga odissea. Ogni richiesta di essere ascoltati è stata puntualmente ignorata. Per due giorni hanno anche dato vita ad eclatanti forme di protesta con minacce di suicidio e manifestazioni lungo i viali di rione Traiano, dove è stato sistemato il circo. Ma la sospensione è stata irrevocabile. In realtà il fulcro sul quale verte la polemica è aleatorio. Il ritardo per la presentazione della documentazione non riguarda solo l’Iacp, ma anche l’ippodromo. Il regolamento comunale, infatti, dà come tempi limite la prima decade di ottobre, il 18 era una data fissata dal Dipartimento comunale, ma decisamente arbitraria. Così come difficile diventa la gestione del settore nel momento in cui è decaduto uno dei principi fondamentali della delibera: le due aree sulle quali installare i circhi, una pubblica e una privata, la prima della quale è inesistente. «Intanto sull’area dell’ippodromo – ha proseguito Ferrari – c’è un altro circo che lavora, probabilmente avrà avuto qualche deroga dal Comune. È strano però – ha concluso Ferrari – che a Napoli ogni anno con i circhi si crea sempre un bailamme. E che ogni anno ci si trovi in queste situazioni incresciose, per noi che non lavoriamo, per le società che danno le sede e per i concorrenti». Il legale del circo Martini si è appellato anche al regolamento che risale, per delibera di Giunta, al 2001 con il quale si prevedono solo due circhi a Napoli, uno su area pubblica e uno su area privata assegnata con sorteggio. Un fattore decaduto in quanto manca la sede pubblica.
Andrea Fonsmorti
(Dal Giornale di Napoli del 28/12/04)
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