All’Eliseo di Roma la compagnia canadese che rappresenta la nuova filosofia dell’antica arte circense
Così è il circo del terzo millennio
“Eloize”: lampi, luce, energia, ecco lo spettacolo del nostro tempo
di DONATELLA BERTOZZI
ROMA – Brevi lampi, scariche di luce, d’energia, di calore, illuminano al tramonto l’orizzonte delle Isole della Maddalena, piccolo arcipelago nel Golfo di San Lorenzo, di fronte alla regione francofona del Quebec, in Canada. Quei fulminei lampi d’energia e di chiarore son chiamati, nel dialetto locale, “éloize”, ed è questo il nome che nel lontano 1993, sette giovani artisti originari di quelle terre, carichi d’energia e innamorati del circo, hanno voluto dare alla loro impresa: “Cirque Eloize”.
Dopo il grande successo del loro primo spettacolo, Excentricus – giunto in Italia nella stagione ’98/’99 – gli artisti guidati da Jeannot Painchaud son tornati nel nostro paese impegnati, da novembre a febbraio ,in una nuova intensa tournée. Approdano, dal 10 al 15 gennaio, al teatro Eliseo con la loro nuova produzione Nomade – La nuit le ciel est plus grand , che si avvale dela collaborazione – per la regia e i testi delle canzoni – del regista italo-svizzero Daniel Finzi Pasca.
Visionario, fantasioso, costruito di proposito nel rispetto dell’antica ingenuità e semplicità spettacolare dell’arte circense e insieme intriso di gusto contemporaneo, il “Cirque Eloize” nei suoi dodici anni di vita si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica internazionali come uno dei migliori esempi – insieme con il “Cirque du Soléil” – del folto ramo canadese del “nouveau cirque”.
Cosa sia il “nouveau cirque”, a più di dieci anni dalla prima comparsa del termine, è ancora difficile dire. Più facile dire che cosa non è: non è il genere di spettacolo afflitto da gigantismi e ipertrofie di chiara origine statunitense, popolarizzato da alcune fortunate pellicole hollywoodiane e diffusosi con una certa rapidità anche in Europa, a partire dal secondo Dopoguerra. Non è il circo d’alta scuola prodotto dalle grandi istituzioni dell’ex blocco sovietico, radicato in antiche tradizioni, affascinante, strabiliante, ma carico a suo tempo di implicite, chiarissime connotazioni di segno propagandistico e oggi come svuotato, incerto, alla ricerca di una nuova identità. Non è neppure il circo legato alle possenti tradizioni familiari dei Togni, degli Orfei, o in Francia, dei Fratellini.
Il “nouveau cirque” è nato – quasi contemporaneamente nel nuovo e nel vecchio mondo – nella testa di giovani artisti provenienti dalle moderne accademie, affascinati dalla tradizione circense ma in sintonia con l’orizzonte contemporaneo dello spettacolo – con il teatro, la canzone d’autore, la danza – interessati alle tradizioni di mondi lontani (l’Asia, l’Africa) e alla dimensione multiculturale che il carattere nomade della vita circense consente e anzi sollecita.
Proprio al vagabondare tipico della vita del circo si ispira, nei suoi caratteri fondamentali, Nomade : giramondo con una missione, protagonisti di un poetico carnevale notturno, di una festa sotto la luna intessuta di danze, canzoni, acrobazie, i giovani artisti del “Cirque Eloize” – tutti dotati di uno stupefacente virtuosismo e insieme di una forte carica espressiva, analoga a quella di certo teatrodanza tedesco – attraversano il mondo instaurando nuove amicizie, mostrando il loro talento e celebrando il loro essere, qui e ora , un possibile modello di armoniosa convivenza e di pace.
Da Il Messaggero del 08-01-06
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