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Stampa: «Io, clown e filosofo senza malinconia»

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PERSONAGGI / Il mimo-attore all’Auditorium in uno spettacolo per grandi e piccoli

 

«Io, clown e filosofo senza malinconia»

 

Bustric: «Racconto la storia del circo sulle note di un meraviglioso concerto»

 

Non gli piace passare per un pagliaccio («per esserlo bisogna nascere e morire sotto uno chapiteau»), ma anche la parola attore gli va stretta. Come i costumi che indossa, Sergio Bini, in arte Bustric, si libera in fretta dei ruoli che gli altri vorrebbero cucirgli addosso. Fiorentino di nascita, laureato in lettere e filosofia al Dams, potrebbe sembrare un mimo, per via di quel periodo passato nella scuola di Etienne Decroux. Poi si scopre che ha studiato con John Strasberg all’Actors Studio, e allora si capisce che nelle sue corde c’è anche il teatro, la sceneggiatura e la regia. Il mimo-autore-interprete arriva domani all’Auditorium con uno spettacolo che fonde insieme le sue tante anime artistiche e che racconta «La meravigliosa storia del circo in musica», accompagnato da un’orchestra di 60 elementi diretta dal maestro Marcello Bufalini. «Più di tutto uno straordinario concerto dedicato al mondo del circo, con le marce da parata e i grandi classici, come la “Danza delle ore” di Ponchielli e una selezione di partiture di Stravinskij», anticipa Bustric.Da dove parte il suo viaggio nel mondo del circo?«Tutto inizia nel Londra Philip Astley, ex sottufficiale di cavalleria, recinta un maneggio e mette in piedi uno spettacolo. È la nascita del circo equestre. Poi mi cambio d’abito e porto tutti in Francia».E cosa succede?«Arriva Antonio Franconi con il circo parigino in muratura e Joseph Grimaldi, il “papà” del clown bianco, quello con la faccia impiastricciata di polvere di riso».Tanti personaggi e un solo interprete. Uno spettacolo di trasformismo?«Non voglio stupire a colpi di bacchetta magica. Mi travesto dietro a un separé di cartongesso e indosso le mie parrucche davanti al pubblico. Più che saltabeccare da un personaggio all’altro, interpreto i ruoli che porto sul palco».Chi sono i suoi maestri?«Leopoldo Fregoli, Jean Louis Barrault, Buster Keaton. Ma anche Eduardo De Filippo e Totò. Tra i contemporanei Carmelo Bene, un grande attore con un’anima clownesca».Boll ha scritto che il clown ha la morte sempre con sé, come un prete il suo breviario.«Ma la tristezza non c’entra nulla. Solo quando si ha presente il senso della vita si riesce a ridere di tutto. Il segreto è la capacità di relativizzare. La storia del clown malinconico è una vecchia bufala, esattamente come quella del circo poetico».Punto di vista insolito…«Basta accompagnare un numero con una musichetta “sguincia” per far commuovere una platea. Quelli che capiscono tutto fin da subito sono i più piccoli. Sono gli adulti che fanno “oooh”, i bambini non li freghi».Ha anche recitato ne «La vita è bella» di Benigni. «Ero Ferruccio, il tappezziere poeta. Benigni ha una cultura smisurata ma si diverte a fare il contadino furbo. È un genio poetico che non vuole invecchiare».A che età si smette di sognare?«Per sognare bisogna credere che ciò che si desidera sia possibile. Per quel che mi riguarda sogno regolarmente, e i numeri migliori sono quelli che mi vengono in mente nel dormiveglia». DEL CIRCO IN MUSICA domani, ore 15.30, Auditorium di Milano, l.go Mahler, ingr. 14/7 euro tel. 02.83.38.92.01

 

Michela Proietti

 

Da Vivimilano del 04/02/06

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