Nel duplice ruolo di attore e regista mette in scena la smania di un padrone di circo
Gassman debutta da mattatore
“La forza dell’abitudine” in prima assoluta domani a Urbino
APRE nuovamente la fucina delle novità della Stagione Teatrale del Teatro Sanzio di Urbino, promossa dall’assessorato Cultura del Comune e dall’Amat. Domani e mercoledi, ore 21, prima assoluta Alessandro Gassman mette in scena “La forza dell’abitudine” di Thomas Bernhard, meravigliosa metafora della vita e dell’incapacità degli artisti di vedere realizzata compiutamente la propria arte.
Dalla riflessione di un attore sui propri limiti e dal suo amore più che decennale per uno degli autori più incisivi del Novecento nasce la prima esperienza di regista di questo grande figlio d’arte. Un’utopia che il protagonista, interpretato dallo stesso Gassman, non solo cerca di raggiungere, ma che tenta di imporre ai propri squinternati subalterni, costringendoli nell’impossibile ricerca dell’esecuzione esemplare di un brano musicale di Schubert. La comicità assurda che scaturisce dal gruppo di circensi – interpretati dagli artisti del Circo Colombaioni – coinvolge inevitabilmente il pubblico in uno spettacolo giocoso, intenso e divertente. L’unica possibilità vitale nella lotta per sopravvivere è l’arte come forza dell’abitudine, ci dice Thomas Bernhard. Il lavoro quotidiano maniacale per raggiungere la perfezione viene preteso dal patron del circo come abitudine quotidiana, come forza dell’abitudine. I suoi circensi, il giocoliere, il domatore, la ballerina, il buffone, sono costretti a una impossibile ricerca dell’esemplare esecuzione del quintetto de La trota di Franz Schubert. Sforzo improbabile, inutile, che non porterà mai a un risultato perchè la vita stessa di girovaghi che conducono, costellata di incidenti, dissapori, inquietudini, non lo può permettere. L’unico a non arrendersi sarà proprio il patron del circo, convinto che fuori dalla perfezione non c’è vita. Scrive Alessandro Gassman nelle note di regia: «Il mestiere dell’attore è curioso. Col passare del tempo può succedere, come è successo al sottoscritto, di cominciare a vedere i propri limiti, a divenire curiosi del lavoro degli altri attori, a sentire forte la necessità di partecipare in altra maniera alla creazione di uno spettacolo. Quando a tutto ciò aggiungiamo l’amore, più che decennale, per un autore come Bernhard, il passo verso la regia diventa quasi una necessità»
Da Il Messaggero del 06-02-06
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