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Stampa: Ambientalisti e Veterinari sposano l’iniziativa di una legge regionale

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Ambientalisti e Ordine dei veterinari sposano l’iniziativa di una legge regionale

 

Tutti d’accordo: «Idea meritoria»

 

I cacciatori si difendono: «Nessuno si sognerebbe di spargere esche avvelenate»

 

Gli avvelenamenti di animali avvenuti lo scorso anno avevano indotto la Lipu (Lega protezione uccelli) e la Lav (Lega anti vivisezione) a elaborare un’articolata serie di correttivi. A titolo provocatorio, le due associazioni lanciarono anche l’idea di una taglia di mille euro sulla testa dei responsabili. «Inutilmente», dice Lorenza Zanaboni, delegata provinciale Lav. Che aggiunge: «L’iniziativa della Tezza è meritoria. Per riuscire, dovrà coinvolgere più voci, cercare volontà politiche, superare le resistenze delle associazioni venatorie. Ma il problema va affrontato. Inutile far finta di niente».
L’anno scorso Lipu e Lav avevano tra l’altro proposto l’interdizione per cinque anni di ogni attività venatoria nelle zone agro-silvo-pastorali teatro di morie. Inoltre la revoca dell’autorizzazione al ripopolamento, il divieto di caccia, la creazione di una banca dati nazionale e l’obbligo di consegnare l’animale morto all’Ulss su controllo della Forestale.
Alla Lav i seguaci di Diana ribattono che loro non tirano affatto il freno. «Noi siamo contro il bracconaggio e quanti mettono esche avvelenate», dice l’avvocato Giovanni Bontempini, per anni presidente della Federcaccia provinciale e ora consigliere nazionale dell’associazione venatoria più rappresentativa del Veronese. «Nessun cacciatore si sognerebbe di spargere esche che possono mettere a repentaglio la vita del proprio cane. La tesi ambientalista punta ad alimentare campagne scandalistiche, avvelenare l’ambiente, cercare facili consensi. Una favola, poi, sostenere che i veleni vengono sparsi contro le volpi a tutela delle lepri. Ciò valeva decenni or sono, quando si difendevano i pollai».
Positiva, secondo Bontempini, l’idea di creare un coordinamento che notifichi, tabelli, sensibilizzi, dia maggiore sorveglianza contro i bocconi killer. «Tenendo però presente che già esistono leggi in materia».
Valerio Cazzaniga, presidente provinciale dell’Associazione cacciatori veneti, 2.380 iscritti, mette in guardia dal fare da cassa di risonanza a «disgraziati»: c’è il pericolo diventino gli «unabomber del veleno». Cazzaniga sostiene l’indispensabilità di ricercare i motivi degli spargimenti per capire il fenomeno. «Qualche anno fa nella Bassa avvelenarono 80 cani in una zona di ripopolamento tolta dalla pianificazione della caccia. Evidentemente, qualcuno non voleva che la zona fosse riaperta. Anche i terreni a tartufo e i campi addestramento cani non aperti a tutti, possono creare rancori e ripicche. Il veleno non si trova solo in farmacia, e basta un mitomane per creare danni e allarmismo. La legge sul maltrattamento animali c’è già, la numero 727. Prevede reclusione e multe salate. E’ stata fatta per tutelare gli animali dei circhi equestri, poi l’hanno rivolta contro i cacciatori. Per questo ora siamo sospettosi di fronte a nuove leggi. La morte del proprio cane, per un cacciatore equivale alla perdita di un figlio. Il veleno, quindi, potrebbe essere sparso da chi vuole tenere lontane le doppiette».
Graziano Galbero, presidente provinciale dell’Ordine dei medici veterinari, 409 nel Veronese, sposa l’iniziativa della Tezza. «L’ordine ha già aderito all’assemblea zeviana. I casi in espansione di avvelenamenti costituiscono un pericolo per tutti. Stabilirne le cause è oltremodo difficile. Serve unità d’intenti. Inderogabile legiferare in materia e coinvolgere anche i cittadini. Da soli, enti locali, forze dell’ordine e Corpo forestale non possono arginare il fenomeno». (p.t.)

 

Da L’ Arena di Verona del 14-05-06

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