Larible, sette generazioni di circensi, si è esibito in tutto il mondo
Nelle prossime settimane sarà in Italia, a Pescara e Brisighella
Giochi di luci e gag, tanta umanità
la magica ricetta del clown David
di ALESSIA PIOVESAN
UN CONO di luce scende dall’alto del tendone a strisce. Lui lo guarda, si avvicina di soppiatto e lo colpisce con la scopa. La luce si sposta, si allarga e si restringe. Lui la insegue, poi fugge, ci si appoggia, inciampa, si arrabbia e ci litiga. David, 50 anni appena compiuti e naso rosso, è un clown e con la luce può fare tutto. E’ un Larible, sette generazioni di circensi, e sa giocare con le palle invisibili, cade a terra con grandi tonfi, fa fischi e pernacchie.
Tutto è cominciato con un bisnonno francese che amava il circo almeno quanto la bisnonna genovese. Tutto è cominciato tra i trapezi, le funi sospese, gli uomini volanti e i giocolieri, gli elefanti e i domatori. “E’ la mia corte dei miracoli, un microcosmo fantastico dove tutti i bambini dovrebbero nascere”, racconta David che ha scelto di farci crescere le sue due figlie. “Amo il circo perché non puoi bluffare, non servono raccomandazioni o chiacchiere – dice – e poi vivi con persone di mille colori, culture e religioni”. Il “rifugio dei diversi”, lo chiama, la casa delle donne grasse e dei nanetti che sono stati la sua famiglia.
David ha capito subito che voleva essere un clown. Da bambino giocava fuori dal tendone durante lo spettacolo, fino a quando partiva “quella musica” e i clown entravano in pista. Da allora si è esibito in tutto il mondo, davanti a 18 mila persone al Madison Square Garden di New York, per i reali di Monaco e gli attori di Hollywood. Per otto anni è stato la star del Ringling Bros and Barnum&Bailey. Premiato con il Clown d’Argento e d’Oro, Clooney lo ha scelto per una scena di Ocean’s Eleven. Ora lavora in Germania con il circo Roncalli, ma torna spesso a Verona, la sua città. Dopo il festival del circo di Grugliasco quest’estate farà altri due spettacoli in Italia, il 24 luglio a Pescara e il 26 luglio a Brisighella (il prossimo anno sarà anche il volto del calendario Fontegrafica).
“Sono stato in tutto il mondo a parte all’estero”, dice citando una vecchia battuta da clown e sorride. Eppure quel brivido lungo la schiena lo sente sempre, ogni sera, “per fortuna”. Significa che “you don’t care, come dicono gli americani”. E’ la stessa ragione per cui ci possono mettere settimane o mesi a preparare una gag, senza la certezza che funzionerà fino allo spettacolo, “il momento della verità”.
Ha scelto di essere un clown per dimostrare che oltre agli acrobati, esseri soprannaturali capaci di vincere la gravità, esistono gli uomini, pasticcioni e pieni di difetti. “Il clown sta lì con la sua umanità un po’ ridicola e la porta in giro per il mondo con dignità”, dice. Proprio come Chaplin, il clown dei clown, che cadeva, si rialzava, si spolverava la giacca e ripartiva.
Forse David fa il clown perché è segretamente innamorato della gente che si emoziona. Sa che ridere fa sentire meno soli. Sulla pista vive “un idillio d’amore” con il pubblico, lo seduce con la sola potenza del gesto. “A volte mi metto all’ingresso del circo senza trucco e guardo le persone – ammette – loro non sanno che sono il clown e io così posso ascoltarli, vederli, quasi annusarli”.
Magari andrà in pensione un giorno, dice quasi per scherzo. Senza rimpianti e con una piccola soddisfazione segreta: “… vedere papà e mamma tra il pubblico, al festival di Montecarlo, guardarsi attorno con le lacrime agli occhi per cinque minuti di standing ovation”.
Da www.repubblica.it del 14/07/07
15/07/2007 22.43.48
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