Raffaele De Ritis ci parla di “Funambolika”
Il direttore artistico di “Funambolika” ci parla dell’edizione 2008 e non solo
Per parlare con lui di arte circense e della prossima rassegna a tema che si terrà al Teatro D’Annunzio di Pescara
Nella splendida cornice della terrazza sul mare del ristorante La Paranza di Pescara, abbiamo incontrato Raffaele DeRitis, uno dei massimi esperti di arte circense a livello internazionale, nonché direttore artistico di Funambolika 2008, rassegna di clowneria e circo, che torna al Teatro D’Annunzio di Pescara per il secondo anno consecutivo, inaugurando una ricca stagione di spettacoli estivi.
D: Cosa c’è nel cartellone di Funambolika 2008?
R: Un programma ricchissimo, che inizia il 5 di luglio con un duo molto particolare di musicisti francesi, che si chiama DUEL, composto da un violoncellista ed un pianista da camera. La loro particolarità è che usano il loro virtuosismo partendo dalla musica per arrivare al linguaggio del clown, facendo cose molto insolite, creando gag mentre suonano, interpretando nel modo più strano possibile tutto un repertorio che va da Beethoven, Ennio Morricone ai Beatles etc., dissacrando con la loro fisicità e con le loro trovate il loro stesso talento musicale. Una sorpresa unica, che abbiamo scoperto e fatto venire in Italia per la prima volta, perché hanno una serata libera tra vari festival internazionali.
Lo spettacolo DUEL è stato tre mesi in scena a Parigi e poi nei più grandi festival teatrali, ad Edimburgo, in Germania, ad Avignone etc..ed ora sarà possibile ammirarlo in Italia, a Pescara. Uno spettacolo adatto a qualsiasi tipo di pubblico, dall’appassionato di musica a chi vuole divertirsi con la comicità più pura. La rassegna continua il 7 con un recital straordinario di un clown, caratteristica di Funambolika, che infatti è nata l’anno scorso avendo proprio come base questi recital di grandi clown, prerogativa unica per una rassegna italiana. L’anno scorso abbiamo avuto il più grande clown del mondo che è David Larible, con un recital appositamente creato per l’Italia – 1200 spettatori solo per quella sera – poi abbiamo avuto Jango Edwards, il padre della clownerie moderna che dopo tanti anni è tornato in scena.
Questo anno avremo Peter Shub, un clown americano che si esibisce in Italia per la prima volta, una vedette nel suo campo, vincitore del festival di Montecarlo, che presenta uno spettacolo di un’ora e mezza col suo tipo di comicità universale con la quale ha conquistato tutte le platee del mondo, tutti i grandi festival di comicità, pubblici televisivi d’Europa e d’America. Questo suo recital è una lotta continua con i piccoli oggetti di tutti i giorni, quindi la grande capacità mimica, un ritorno alle tradizioni del cinema muto, trovate alla Chaplin, secondo i grandi classici, però attraverso un linguaggio più contemporaneo, attraverso tutte le cose che ci circondano oggi. Uno spettacolo affascinante sia per i palati più raffinati appassionati di teatro sia per il pubblico familiare e infantile. Funambolika, infatti, ha la prerogativa di rapire ogni tipo di pubblico, senza differenze d’età o di cultura, è una forma che può veramente piacere a tutti, attrarre qualunque generazione e status culturale.
La rassegna si conclude l’8 luglio con uno spettacolo veramente speciale. Con un notevole sforzo abbiamo creato una serata internazionale a Pescara che abbiamo chiamato Gran Gala du Cirque e, come esattamente avviene per i gala nel mondo della danza e della musica, è una raccolta di etoile, vale a dire di grandi stelle che si uniranno per una sera e creeranno un evento eccezionale. Un’occasione unica per vedere le star più affermate dalle migliori scuole circensi, difficilmente ottenibili al di fuori dei loro contesti, come gli artisti del Cirque du Soleil, gli artisti provenienti dalla leggendaria scuola del Circo di Mosca, dalla scuola di Kiev, da altre scuole francesi in totale circa 8 esibizioni per una serata di oltre un’ora.
Ad esempio un equilibrista che fa cose formidabili creando una piramide di 10 sedie a 8 metri d’altezza una contorsionista che viene da Las Vegas che, oltre ad eseguire un numero già di per sé eccezionale di contorsione, lo esegue in un bacino con 10.000 litri d’acqua, fondendo il nuoto sincronizzato col contorsionismo uno stranissimo giocoliere che esegue il suo numero all’interno di una camera d’aria trasparente con un linguaggio visivo abbastanza originale e tante altre attrazioni di questo genere. Poi, come in ogni gran gala che si rispetti, una star, un ospite speciale, il più grande clown russo vivente che si chiama Andrei Jigalov. Premiato al festival di Montecarlo alcuni anni fa, richiestissimo in tutto il mondo, per una serata ha accettato di venire in Italia e di esibirsi, in ben 4 numeri del suo repertorio assolutamente esilarante.
D: Come si costruisce una rassegna di questo tipo, quali sono i passi fondamentali e quanto tempo occorre per prepararla ?
R: Ci si impiega anche un anno, noi stiamo già pensando all’edizione del prossimo anno, altrimenti non faremmo in tempo ad ottenere la disponibilità degli artisti, che hanno dei calendari molto stretti. Anche noi del resto abbiamo una programmazione molto stretta perché dobbiamo inserirci sia nelle esigenze del teatro D’Annunzio, sia nella ricchezza del panorama estivo. Ciò che ci preme di più comunque è cogliere l’interesse del pubblico seguendo il profilo della nostra rassegna, lo spirito, e anche la sfida, cioè di creare per una volta un qualcosa che non sia basato su celebrità televisive o comunque già affermato mediaticamente. Vogliamo raccogliere un grande pubblico facendo conoscere qualcosa di nuovo, insolito, che possa divertire e arricchire. Il fascino è sull’universo che il clown e il mondo circense ispira, chiaramente mantenendo un livello il più alto possibile. L’anno scorso siamo riusciti ad interessare una gran parte di pubblico, dal bimbo di 3 anni fino al nonno di 90, riuscendo ad incuriosire con cose che non avevano una popolarità mediatica, perché è bello anche aprirsi a nuovi generi, iniziare a creare una cultura nuova nella fruizione dello spettacolo.
D: Gli artisti che partecipano sono tutti a livello internazionale e vengono da diverse parti del mondo. Come sono stati reperiti, quali difficoltà hai incontrato, come hai fatto ad organizzare questa cosa?
R: Come in ogni campo ci si basa sulla conoscenza del settore, quindi è fondamentale viaggiare, essere attenti, riuscire a capire quali proposte ci sono, i vari festival internazionali, le varie programmazioni. In pratica conoscere il “polso” di un genere, come accade nel cinema e nella musica. Selezionare significa vedere centinaia di cose per sceglierne una a seconda delle esigenze ad esempio, il genere circense ha delle esigenze tecniche molto particolari, infatti sarebbero necessari dei budget enormi per proporre spettacoli con grandi installazioni aeree oppure troupe complete con decine di persone e sono cose che non possiamo fare. Anche per questo abbiamo scelto questa linea assolutamente originale nel panorama dei festival che è quella di basarci sui grandi solisti, valorizzandoli da soli o componendo un gala come abbiamo fatto questo anno.
D: C’è una linea che conduce questo festival, che parte dai solisti per arrivare al gala di tante esibizioni di artisti diversi? Un filo conduttore?
R: La linea è quella dei solisti e anche quella di mostrare la diversità di questo genere, un genere come quello del circo e del clown, a volte ritenuto legato a degli stereotipi, e che in realtà ha delle diversità profondissime e altrettanto interessanti delle diversità interne al mondo della danza, della musica e del teatro, che sono fatti di sottogeneri, linguaggi che si incrociano. Quello che vogliamo fare e creare in ognuna delle tre serate, pur essendo in un ambito ben preciso, una proposta completamente diversa e spiazzante rispetto a quella della sera prima. Rimane in ogni modo un tipo di spettacolo basato sul concetto di festa, aldilà di altre forme che sono più impegnative come il teatro e la danza. Bello perché non è necessaria una preparazione particolare del pubblico, e anche quando si crede d’averla raggiunta, sopraggiunge sempre qualcosa di nuovo e sorprendente.
D: Un’ultima domanda di carattere personale. Come nasce questa passione per il circo?
R: Nasce nei bambini quando sono piccoli e vengono portati al circo, perchè il circo è la prima esperienza di spettacolo dal vivo che fa un essere umano. Anche a me è nata così e non mi è mai passata.
Cecilia Bombardi
(qui per vedere il video dell’intervista )
Raffaele De Ritis ci parla di “Funambolika”
27/06/2008 19.29.19
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