“VAREKAI”
Cirque du soleil
Entrare in una favola
di Elisa De Marchi
Il Cirque du Soleil si distingue dagli altri per l’assenza di numeri circensi che utilizzano animali il palco è completamente dedicato agli artisti: mimi, acrobati, giocolieri. Non si tratta però di una compagnia tradizionale: gli spettacoli del Cirque, infatti, uniscono numeri di diverse scuole circensi, da quella russa a quella cinese, creando qualcosa di assolutamente unico, una rappresentazione multiculturale e multilinguistica (gli artisti appartengono a 25 diverse nazionalità) che non ha niente a che fare con la nostra antiquata e superata idea di “circo”.
Il grande tendone è quello tipico del circo, ma imponente come una cattedrale. La rappresentazione comincia subito: gli spettatori, infatti, sono accolti da zelanti maschere-clown, che li accompagnano ai propri posti, non senza prima avergli pettinato baffi e capelli, spolverato la giacca e averli coinvolti nei loro assurdi litigi. Il palco è occupato da una sorta di alto canneto, una foresta misteriosa nella quale si muovono i personaggi: folletti, fate e altre creature indescrivibili, che richiamano il mondo animale e vegetale. I nostri occhi non sono in grado di cogliere tutti i movimenti, tutti i particolari rappresentati sulla scena: acrobati che volteggiano in aria come grandi uccelli o farfalle, folletti-musicisti che suonano tra il pubblico, ballerini e contorsionisti che colpiscono coi loro gesti di indescrivibile poesia.
La grandiosa mimica degli interpreti rende superfluo l’uso del dialogo, sostituito invece dalle bellissime musiche di Violaine Corradi: ritmi zigani, suoni arabeggianti e brani orientali si susseguono creando una colonna sonora assolutamente originale diversamente da quanto avviene nei circhi di stampo tradizionale, il Cirque du Soleil produce in esclusiva le proprie musiche, attingendo da tutti i possibili generi musicali e da tutte le culture i brani, inoltre, sono eseguiti e cantati dal vivo. Il pubblico è catturato dall’orgia di colori, dai costumi favolosi, che sembrano disegnati da un bambino fantasioso. Spettacolari i giochi di luci, realizzati dai bravissimi tecnici, anche loro sospesi nel vuoto. La storia di quest’Icaro caduto, che attraverso l’amore si rialza e impara di nuovo a volare, passa immediatamente in secondo piano dinnanzi all’aspetto puramente visivo.
Uno spettacolo completo, curato nel minimo dettaglio e preciso al millimetro, che sconvolge per la sua assoluta perfezione. Gli artisti si producono in giochi e acrobazie decisamente al di sopra delle possibilità umane, tanto che sorge spontaneo chiedersi cosa siano in realtà: dei, animali o folletti? Per due ore lo spettatore dimentica il mondo reale, conquistato da questa fiaba moderna, che potrebbe ricordare, per certi aspetti, la magia di Sogno di una notte di mezza estate. Varekai, che in rumeno significa “in qualsiasi luogo”, rende omaggio all’anima vagabonda dei gitani, allo spirito nomade della tradizione circense, ed è dedicato a tutti gli irrequieti, la cui continua ricerca li conduce a Varekai.
Varekai
Direttore: Dominic Champagne – Scenografo: Stéphane Roy – Costumista: Eiko Ishioka – Musiche: Violaine Corradi – Coreografo: Michael Montanaro, Bill Shannon – Light Designer: Nol van Genuchten – Projections Designer: Francis Laporte – Rigging Designer: Jaque Paquin – Sound Designer: François Bergeron Interpreti: Icarus: Mark Halasi – The Betrothed: Irina Naumenko – The Skywatcher: Rodrigo Robleno – The Guide: Bradley Denys Musicisti: Brigitte Larochelle – Lauren Gaudais – Paul Bannerman – Denise Rachel – Rafik Samman – Vuk Krakovic – Chris Rua Cantanti: Isabelle Corradi – Craig Jennings
da: “nonsolocinema.com”, 01/12/2008
02/12/2008 7.56.37
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