IN RICORDO DI AUGUSTO COTTINO
ll più grande artista del luna park, Gustavo Cottino, 86 anni, è venuto a mancare martedi 5 gennaio in mattinata, intorno alle otto, all’ospedale di Peschiera del Garda, dove era stato trasferito nella notte in seguito a insufficienza respiratoria. il referto parlerà di embolia polmonare.
Non di questo, tuttavia, è morto Gustavo Cottino, perché la sua non è la storia di un anziano qualunque. Qualche giorno fa, durante una visita presso la casa di riposo di Peschiera del Garda, mi ha detto: “Ho bisogno di un maglione nuovo! Mi accompagni al mercato lunedì mattina?”.
Gustavo Cottino è sempre stato un esteta, un poeta dell’immagine e un architetto dell’immaginario. La sua vita è stata un fare e disfare mondi, universi fatti di lamiere, velluti e fenomeni da baraccone, rigorosamente smontabili e rimontabili in qualsiasi luogo, dalle piazze ai festival, dal luna park itinerante al parco divertimento stabile, dai programmi tv alle aule universitarie, dove è stata discussa una tesi di laurea proprio su di lui.
Cottino è stato un figlio del mondo, un viaggiatore che attraversava le frontiere dell’immaginazione con la stessa facilità con cui si oltrepassavano, negli anni 60 e 70, le cinta murarie delle città, per entrare nel cuore pulsante della vita sociale: la piazza. Lì, proprio lì, al centro, Cottino presentava i suoi show, vere e proprie performance che farebbero le scarpe a tanta arte contemporanea. In un perfetto equilibrio di ingegno scenografico, talento attoriale, strategia imprenditoriale e comunicativa, Cottino ha ammaliato, divertito e preso per i fondelli una buona parte di mondo, con La Donna Colossale scaricata in mezzo alla folla con un argano, la Balena Goliath riempita di pesce marcio per farla sembrare vera, un divano ribaltabile a simulare le “Cascate” del Niagara.
Come il luna park, sua famiglia adottiva, che oggi non trova pace, relegato nelle periferie, o nei parchi divertimento stabili, in mano ormai alle multinazionali dell’amusement, anche Cottino sembra destinato a non avere pace immediata: per la legge dei “gagi” è un uomo solo, senza parenti, da seppellire, con una cerimonia d’ufficio, per terra, nel comune di residenza, Bussolengo.
Per la legge del popolo viaggiante, “i dritti”, Cottino è invece parte di una famiglia grande, sparsa un po’ in tutto il mondo, pronta a garantire per lui, a firmare qualsiasi documento pur di soddisfare le sue volontà: essere sottoposto a cremazione e accompagnato, in una piccola urna, a Spilamberto, in provincia di Modena, nel loculo preparato da tempo, dove si trovano le ceneri di sua moglie, la Loy, artista indomita del Muro della Morte, mancata due mesi fa.
La storia, comunque, lo ricorderà sempre come “Gustavo Cottino, il più grande venditore di illusioni”, e se vi illudete di dimenticarlo, vi sbagliate di grosso.
Di Elisa Fontana
D.D.
15/01/2010 16.02.50
IN RICORDO DI AUGUSTO COTTINO
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