«Torno in gabbia con la tigre
che mi ha ferito»
La storia di Stefano Nones, figlio di Moira Orfei e Walter Nones, domatore di tigri: il 4 dicembre del 2009 fu aggredito da un maschio siberiano che gli squarciò la schiena e bucò un polmone. E ora torna in pista con lui.
PRIMA QUATTRO. Poi cinque. Infine tutti e nove i gattoni. Stefano Nones se li ritrova davanti dopo oltre quattro mesi di blackout. E nonostante il mestiere, dal viso svanisce il sorriso. Neppure il cerone riesce a nascondere un lieve pallore. Stefano ha scelto Genova, città dov’è nato 42 anni fa, per il suo debutto bis da domatore di tigri. Ed è (forse) persino peggio della prima volta. Allora, per il figlio di Moira Orfei e Walter Nones, c’era soltanto l’entusiasmo dei 25 anni unito a una gran voglia di seguire le orme del padre. Facendosi valere e scrollandosi di dosso la scomoda eredità del figlio di. Stavolta, invece, è tutt’altra faccenda. Stavolta c’è il trauma del ritorno in pista dopo un’aggressione che avrebbe potuto ucciderlo, se soltanto quella maledetta notte del 4 dicembre 2009 – a Torino – non avesse fatto irruzione in gabbia il padre Walter. Togliendolo – letteralmente – dalle fauci di Tristan. Stefano l’aveva fatto nascere, 8 anni fa, al circo Orfei. Ma non è bastato a evitare che il maschio albino lo assalisse all’improvviso, squarciandogli il capo, la mano sinistra e la schiena. Bucandogli infine un polmone.
Per quattro mesi, il numero delle tigri è stato tolto dal cartellone Orfei. Nessuno voleva, né poteva prendere il posto di Stefano convalescente nel corpo e nello spirito. Una sostituzione impossibile per quella sorta di riguardo misto a rispetto – magari sorpassato, secondo qualcuno – che nel mondo del circo usa ancora.
Ma adesso per Stefano è tempo di tornare in pista, fra i suoi nove gattoni che spalancano le fauci. Tristan compreso. Che non gli leva gli occhi di dosso per i venti e passa minuti di esibizione. La tensione è palpabile. Brigitta Boccoli, attrice di teatro, moglie di Stefano – e madre del loro splendido Manfredi di 20 mesi – è terrorizzata. E non lo nasconde affatto. Per amore, ha abbandonato le più tranquille assi del palcoscenico. Mai più pensando di vedersi davanti il marito ridotto a un fantoccio sanguinante per colpa di una delle sue tigri. C’era anche lei, in gabbia, quella notte a Torino. E c’è anche oggi, per la tanto attesa (e inevitabilmente temuta) rentrée.
«Ho il cuore in gola – confida con gli occhi azzurri cupissimi – Lo sguardo di Tristan è cambiato. Sembra cercare il mantello nero», confida l’attrice poco prima di infilarsi le paillettes di scena, nella loro casa-caravan posteggiata alla Foce. E spiega: «La tigre aveva attaccato Stefano forse spaventata dal mantello nero che lui indossava. E che era stato inquadrato per errore dalle luci, prima che Stefano lo togliesse, restando col solito completo bianco. La sensazione, però, è che Tristan vedendo Stefano, ancora adesso cerchi quel mantello nero».
Stefano minimizza. Apparentemente non dà troppo peso a quel subbuglio di sentimenti. Non vuole farsene sopraffare. Non se lo può permettere. Walter Nones, invece, ripete le parole della giovane e bellissima nuora Brigitta. Col viso un po’ tirato che non concede sorrisi, il vecchio domatore ammette: «Lo sguardo di Tristan è diverso. Ho l’impressione che cerchi il mantello nero che a Torino aveva spaventato la tigre». Inutile aspettarsi parole che non siano di totale comprensione per l’animale. Non in casa Orfei. «È sempre colpa dell’uomo – sintetizza Nones senior – Gli animali, sebbene nati in cattività, attaccano soltanto se si sentono in pericolo. Ce l’hanno nel Dna. Anche per Tristan, l’esigenza di attaccare è stato uno choc». Come – del resto – è stato per l’intera famiglia del Circo Orfei. Che con Manfredi – delizioso col minifrac bianco – si coccola la terza generazione.
Appena Stefano era stato dimesso dall’ospedale, Brigitta aveva giurato che se fosse rientrato in una gabbia con le tigri, pur essendo innamoratissima, avrebbe chiesto il divorzio. Cambiato idea? Sorride. Alza le braccia esili e e racconta: «Mi sono innamorata di uno che faceva il domatore. Sapevo i rischi che corre… Ho acconsentito al ritorno di Stefano fra le nove tigri, a patto che ci fosse con lui Walter. Che quella notte gli ha salvato la vita». E che appena le tigri trotterellano nella gabbia, si materializza nel buio. Dietro le sbarre. Nascosto agli spettatori.
La prima a entrare è Brigitta. Da sola. Spinge Tristan verso la sua postazione, sussurrandogli: «Piano… Piano…». Il trucco non la fa sembrare meno pallida. Poi arriva Stefano. In bianco. Niente più mantello.
I felini si collocano docili sulle loro postazioni di metallo. Tristan guarda il domatore. Non gli toglie mai gli occhi di dosso. Stefano non ricambia lo sguardo. Mai. E volta le spalle alla tigre, per la maggior parte del tempo. Apparentemente, con nonchalance. In realtà con la fronte imperlata di sudore. Ma è soltanto l’impatto iniziale. Dopo i primi cinque, interminabili minuti, il giovane domatore sembra non far più caso a quello sguardo gelido che gli ha bucato le carni e il cuore.
I minuti di spettacolo scivolano via. Otto tigri lasciano docilmente la scena. Ne resta una. Discretamente. Arriva Brigitta su un sidecar. Ci saltano su prima il marito poi l’ultima tigre. Giro di saluti e via. Ma ancora non basta a far tornare un sorriso convinto sul viso di Stefano. Devono scorrere ancora un po’ di minuti perché il giovane capisca che sì, ce l’ha fatta. E che soltanto ora è davvero tornato al Circo. Con Brigitta e il piccolo Manfredi. Ora sì, che la vita può andare avanti. Come lo spettacolo immenso e infinito del circo.
Da www. ilsecoloxix.ilsole24ore.com del 25/04/2010
25/04/2010 10.46.47
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