“Tutto in regola. Non carnefici ma vittime”
Parlano i titolari del Rony Roller Circus
Dopo le polemiche, il Rony Roller Circus pone l’accento sulla sua buona fede:
“Abbiamo tutte le autorizzazioni. Ma per tutelare la Riserva siamo pronti a spostarci su un’altra area. L’amministrazione ci dia una mano”.
Commettere un errore. E poi correre ai ripari. La prassi è nota. Ma le conseguenze non sempre corrispondono alle attese. Lo sa bene lo staff del Rony Roller Circus, trovatosi, nel giro di poche ore, coinvolto in una vicenda che gli affida il ruolo di “carnefice”. Malgrado le responsabilità siano da individuare altrove. Dal resto “l’errore – come spiega Daniela Vassallo, sorella di Alberto, il titolare, e responsabile per la comunicazione del Rony Roller – sta a monte. Come la prassi vuole, abbiamo richiesto al comune di Roma tutte le autorizzazioni del caso e, una volta messo piede a Ostia, sono venuti a dirci che dovevamo andare via”. Il motivo? L’area in questione, quella delimitata dalle due centralissime via Isole del Capo Verde e via Marenco di Moriondo, fa parte della Riserva Statale del litorale romano. Poco male. “Capiamo cosa significa – prosegue – e non vogliamo di certo violare la legge. Siamo quindi pronti ad andarcene. Crediamo però che l’amministrazione, municipale o capitolina (perché a questo punto non è chiaro dove si trovi l’errore, ndr), debba metterci nella condizione di lavorare lo stesso, in un’area più adatta ad accoglierci”. L’accoglienza. È qui che Vassallo si sofferma di più. “Quella di Ostia è una
delle 55 tappe della tournée che ogni anno ci porta in tutta Italia con il nostro circo. Roma sapeva che saremmo arrivati sul Lido. E anche Ostia ci stava aspettando. Non capisco perché, nonostante questo, siamo stati trattati come stranieri, come nemici venuti da lontano, come briganti. Nessuno finora ci aveva mai offerto in cambio della nostra professionalità e disponibilità un quadro così degradante della nostra attività”.
È ancora Daniela a definirla “un’esperienza orribile”. Eppure, aggiunge, “io e la mia famiglia, così come i ragazzi dello staff, amiamo Ostia e non vedevamo l’ora di arrivare sul litorale. Fino all’altro giorno infatti eravamo in montagna, a Colleferro, e l’idea di venire al mare ci elettrizzava. È ovvio – dice con un filo di voce – che tutto questo ci ha colto di sorpresa”. Insomma, i circensi sono in regola. Ma questo si sapeva già. Il problema è un altro. Perché il privato ha concesso il terreno in piena Riserva statale? Motivo per cui, tra ieri e oggi, un dispiegamento di uomini, tra corpo forestale, polizia municipale e carabinieri, ha presidiato l’area. “Questo – dice Daniela – non possiamo saperlo noi. Abbiamo agito sin dall’inizio correttamente. La vicinanza con il centro abitato impone un’idonea certificazione per il monitoraggio dell’impatto acustico, che ovviamente abbiamo”. Idem per gli animali: “Sono controllati e godono di perfetta salute”.
Insomma, tutto è in ordine. Ma dove andare adesso? “Ci hanno proposto il piazzale vicino al depuratore ma ci costerebbe troppo. A proposito – conclude – nessuno ha mai minacciato un’occupazione di suolo pubblico. Abbiamo solo detto che i nostri camion erano già in viaggio e che avrebbero facilmente bloccato il traffico se non ci avessero permesso si stazionare in quell’area”.
Equivoci a parte, ciò che non piace al circo è “il pregiudizio”. “Il nostro – conclude – è un mestiere poetico. Eppure ci trattano come nomadi senza patria. Mio fratello ama i suoi animali e ogni giorno abbraccia i suoi leoni. Siamo una fattoria viaggiante. Chiediamo rispetto e di abbandonare le antiche leggende metropolitane”.
Da Il Nuovo Giornale di Ostia del 27/06/2012
28/06/2012 14.24.54
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