Circusfans Italia

IL PORTALE DEL CIRCO ITALIANO

IN RICORDO DEL GRANDE GIOCOLIERE VINICIO CHIESA

IN RICORDO DEL GRANDE GIOCOLIERE VINICIO CHIESA

Nella notte tra il 26 e il 27 settembre a Torino si è spento Vinicio Chiesa, uno dei più grandi giocolieri italiani celebre in Europa per la sfavillante carriera negli anni Cinquanta/Sessanta. Nel 2011, quando aveva già superato la soglia degli 85 anni, ho avuto il piacere di incontrarlo nella sua abitazione ricca di riconoscimenti e ricordi per un’intervista insieme all’amico Giuliano Proietti, che oltre a condividere la passione per il circo è giocoliere e come tale in grado di capire la difficoltà e i punti di forza del lavoro di Vinicio Chiesa. In quell’occasione nacque un’intervista per la rivista In Cammino all’anziano artista, claudicante per via di un problema al ginocchio, ma ancora dotato di quell’eleganza e di quel carisma che hanno fatto di Vinicio un grande artista. In quel momento ci rendevamo conto che si trattava probabilmente dell’ultima intervista resa difficile in alcuni momenti dall’avanzare dell’età, ma allo stesso tempo toccante per i ricordi ancora lucidi. I ricordi di un uomo fiero dei propri traguardi professionali, orgoglioso del suo Trofeo Rastelli e di alcuni esercizi entrati a buon diritto nella storia della giocoleria e mai più replicati. Un artista che ha dato il massimo della sua abilità al di fuori dei confini nazionali ma che proprio per questo ha testimoniato l’arte italiana all’estero.

Lo vogliamo ricordare proprio con questa intervista così importante per noi ringraziandolo per l’attenzione e il tempo che ci ha dedicato. Al fondo di questa pagina trovate il video del suo numero ripreso da cui traspare la precisione del suo lavoro e la cura dei dettagli.

D.D.

Come entra nel circo la famiglia Chiesa?

Mio nonno Paolo Chiesa ha cominciato alla scuola dei cadetti olimpionici di Torino, con altri due compagni. Ha messo su un trio di acrobati (I Chiesa Costanzo) e poi, invece di partecipare alle olimpiadi, hanno preferito andare a fare gli artisti nei circhi. Avevano un bel numero acrobatico, hanno girato il nord Europa, in Scandinavia, in Russia. Non so come facessero ad andare fin laggiù con dei treni che ci mettevano una settimana. A mio padre Mario piaceva fare il giocoliere e così scelse quella specialità. Lui e tutta la famiglia Chiesa. Eravamo in pista tutti quanti: i miei genitori, io, mia sorella Wanda e mio fratello Sergio. Agli inizi, nel numero facevamo anche gli acrobati, poi quando ci siamo divisi, l’acrobata non puoi farlo da solo e cosi mi sono specializzato nella giocoleria.

Quindi tuo padre è stato il tuo insegnante?

Sì. Era molto bravo come giocoliere, lanciava dieci palline ed era anche giocoliere a cavallo, ma come insegnante era troppo all’antica. Ho imparato di più quando mi sono aggiornato con gli anni ed ho assunto il sistema moderno. Lui era lì con i suoi cilindri, i bastoncini e tutte quelle cose che si usavano una volta. Invece io ho scelto uno stile più moderno, con i palloni grandi, i cerchi e mi sono anche inventato degli esercizi. Inoltre mio padre non era un buon insegnante perché troppo duro. Se per caso buttavi male la pallina facilmente ti tirava due sberle. Ho imparato di più quando mio padre ha smesso di insegnarmi. Insegnare è un’altra cosa: devi spiegare all’allievo perché non riesce a compiere quell’esercizio. E per questo lui non era adatto.

Come hai imparato dunque?

Alcune cose le ho copiate vedendo altri artisti e molte altre me le sono inventate. Ho preso un po’ il meglio di quei tempi, da tutti i giocolieri. Ad esempio: c’era il messicano Rudy Cardenas, il tedesco Francis Brunn ed il nostro Edoardo Raspini: io ho preso il meglio di tutti e l’ho messo insieme al mio. Mi son fatto scrivere le musiche. Noi a quei tempi lavoravamo in locali in cui c’era sempre un’orchestra di 15-20 elementi. Durante l’ultima stagione che ho fatto con mio fratello, a Blackpool, c’era un’orchestra fenomenale ed hanno composto le musiche su misura per il mio numero, in base a quello che facevo, come volevo, un arrangiamento della Danza delle Spade e son riuscito anche a dare al numero le musiche adatte. Credo di aver fatto tutto con intelligenza, ecco il segreto: devi trovare musiche, costumi e movimenti adatti al tuo stile. E’ tutto lì… E poi allenamento…

Quante ore ti allenavi al giorno?

Fino a 8 ore certi giorni. 3-4 ore al mattino e 3-4 ore al pomeriggio. Oltre allo spettacolo. A volte passavo le giornate intere nei locali dove si lavorava.

Quando hai incominciato la carriera solista?

Il primo distacco è stato dal numero di famiglia e lavoravamo in tre: io, Sergio (1925) e Wanda (1923). Poi nel 1945-1947 ho continuato da solo. Avevo 22-24 anni. Qualche anno dopo ho avuto come assistente mia cugina, Orlanda Anastasini, fino al matrimonio, quando è subentrata nel numero mia moglie Wilhermine Rebernigg (1933-1990).


GUARDA IL VIDEO

Quello dell’assistente è un ruolo delicato?

Sì, certo. Se l’assistente è brava e si presenta bene, già è un’altra cosa. E’ tutto un allenamento diciamo. In molti la prendono alla leggera: “lancia, passa, tira…”. Io non lasciavo nulla al caso: “mi butti la palla, mi raccomando alta, così la ricevo qui” per dire.. capisci? Fatto da professionista. Anche per quello ho avuto successo, perché tutto quello che facevo lo facevo con la testa. Ogni singolo movimento era studiato.

Come hai conosciuto tua moglie?

E’ successo in Austria. Ebbi un ingaggio per un mese al Circo Rebernigg. Piacqui da matti e mi chiesero di rimanere. Ed il resto lo potete immaginare. Cosi il padrone del circo divenne mio suocero e sua figlia da artista al filo teso ha poi rivestito il duplice ruolo di moglie e assistente.

Hai fatto più teatri e varieté rispetto al circo?

Sì, soprattutto dopo essermi staccato da mio fratello, facevo più locali notturni. Come circo ha lavorato soprattutto al Circo Rebernigg della famiglia di mia moglie e al Circo Nazionale Austriaco (1974). I teatri e i varieté invece credo di averli fatti tutti!

Quanto durava il tuo numero?

Dagli 8 ai 10 minuti. Che è il giusto. Di più annoi. Fai il meglio, veloce e fatto bene. Se arrivi ad un quarto d’ora la gente pensa “che barba!”, capisci? Al massimo 10 minuti. Molte cose le ho tolte dal numero perché diventava troppo lungo.

C’è stato un esercizio nel tuo numero che più hai sentito tuo?

Bè, uno dei più belli è quello in cui giocolavo le tre palle, rimbalzavo un’altra palla sui piedi e intanto saltavo la corda. Un altro è quello dove faccio la capriolina indietro sulla schiena con i tre palloni che girano in spinning. E poi il mio finale in cui per mezzo di un equilibrio con i pugnali, facevo roteare una sfera ricoperta di vetri che illuminata faceva un effetto bellissimo.

Lanciavi i 10 cerchi?

No, facevo meglio i 9. Dunque, io ho preso i dispari, che vanno incrociati e mio fratello ha preso i pari. Lui lanciava i 10 cerchi.

E poi palleggiavi tre palloni contemporaneamente

Già. E’ così! Non lo vedrai fare mai più… Anche perché ad un certo momento, smisero di fabbricare quel tipo di palloni, leggeri ma consistenti, ed io non sono più riuscito perché i nuovi erano troppo pesanti. Certo, gli altri a volte potevano bucarsi a forza di farli girare, ma si palleggiavano bene.

Tua madre da che famiglia proviene?

Mia madre Sidonia apparteneva alla dinastia degli Anastasini ancora oggi attiva nel mondo del circo.

Hai insegnato ad altri artisti?

No. Ho dato spesso consigli ad altri giocolieri, ma insegnare proprio no.

Quando hai deciso di ritirarti?

Ho deciso di ritirarmi quando ho capito che questo è un lavoro che puoi fare finché sei giovane. Quando mi sono accorto di non avere più la velocità e la presenza di prima, allora mi son detto: “smetto”. Avevo circa 40 anni. Sono tornato qui a Torino e ho iniziato a fare l’agente teatrale, per i circhi e per le discoteche dove piazzavo le attrazioni poi sono entrato in società in una discoteca, il Charleston, all’epoca la più grande discoteca di Torino.

Ed i tuoi fratelli?

Sergio è anche lui qui a Torino: quando ci staccammo professionalmente, continuò ad esibirsi con la moglie e smise pochi anni dopo di me. Wanda, che faceva giocoleria sul filo, si è sposata con Joannides ed ora vive in Florida.

Come mai la scelta di Torino?

Il cognome “Chiesa” ha origine a Torino così anche la nostra famiglia. E qui siamo tornati a fine carriera.

Hai mai usato la tecnica dell’errore volontario per far risaltare un esercizio?

No. Assolutamente no. Qualcuno la usa per “vendere” meglio il numero, ma per conto mio non è artistico. Quello che fai deve essere perfetto.

Avevi qualche rituale, qualche gesto scaramantico o semplicemente un gesto abitudinario che eri solito compiere prima di entrare in scena?

No. Mezz’ora prima di andare in scena ero solito riscaldarmi un po’. Non ho mai creduto in niente, in nessuna scaramanzia perché a mio avviso….quello che sei, sei…

Qual è stata la tua soddisfazione, più grande, professionalmente parlando?

La soddisfazione più grande l’ho avuta quando ho vinto il Trofeo Rastelli al Festival dei Giocolieri di Bergamo organizzato da Pino Correnti nel 1965. E’ stato molto, molto bello. C’erano i fratelli Rey, molto bravi, ed Alberto Sforzi, molto dotato, l’unico che poteva darmi del filo da torcere e che inoltre giocava in casa vivendo in Italia. Quando ho vinto, la gioia è stata molta.

Dove vi trovavate durante la Guerra?

Eravamo in Germania. Per due anni durante la guerra abbiamo lavorato in Germania e quando i tedeschi stavano iniziando a perdere siamo rientrati in Italia. Siamo stati un anno senza lavorare e poi abbiamo avuto un gran colpo di fortuna. L’agente del Circo Ringling-Barnum venne in Europa e scritturò 40 numeri e se li portò via in America. Siamo rimasti io con i fratelli e mio padre due anni (1947-1948) con Ringling nella stessa compagnia in cui lavoravano anche i Bogino-Medini e i Bertolaccini. Poi ci siamo spostati a sud, Cuba, Messico, etc.

Ricordi qualche amicizia particolare con altri giocolieri?

Ogni tanto ci sentivamo con Francis Brunn. Una persona veramente eccezionale. Anche Edoardo Raspini. Eravamo molto amici io ed Eddy.

(Intervista raccolta da Giuliano Proietti)


Vinicio Chiesa con Dario Duranti e il trofeo Rastelli vinto al Festival dei Giocolieri di Bergamo

06/10/2013 22.15.33

 

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui sotto

Translate »
error: I contenuti sono di proprietà di www.circusfans.eu - Contents are owned by www.circusfans.eu.