Alla scoperta del cimitero dei clown
da larena.it di Francesca Lorandi
I clown non piangono. E se piangono devono farlo di nascosto. Sarà per questo che il luogo dove ricordano i loro morti si trova nei sotterranei del cimitero di Bussolengo. In un angolo della chiesetta, una scala stretta accompagna nella sala che ospita le salme dei sacerdoti. Accanto ci sono le cappelle delle più grandi famiglie circensi, le loro foto, i loro cimeli: sacro e profano che si fondono in un angolo di questo cimitero sconosciuto ai più. Eppure è un caso unico al mondo. Perché osservando queste tombe si può ricostruire la storia delle maggiori dinastie del circo, attraverso i nomi dei loro protagonisti.
Come Rosina Casartelli, «La più cara mamma del mondo», si legge nella lapide, che negli anni ’30 aveva dato vita all’Arena Rosa, accatastando materiali recuperati: alcune tavole prestate da muratori, due antenne piantate a terra per il trapezio e gli anelli, una scorta di cassette da pasta e sapone utilizzate come sedie e panche.
Era l’inizio di un’impresa che negli anni a seguire divenne un colosso. Merito anche delle capacità manageriali del figlio Leonida Casartelli, «Il grande capo», come riporta la scritta sulla sua lapide: era stato lui a rilevare il circo Medrano, dando origine allo zoo viaggiante più grande d’Italia e uno dei maggiori in Europa. Manager ma anche artista: negli anni ’50 Leonida, vestito da Tarzan, debuttò con un numero di leoni e tigri che sarebbe poi rimasto nei ricordi di tutti.
Pochi metri più in là, un’immagine in bianco e nero ritrae un clown in posa. E poi lettere ingiallite, fiori freschi e altri impolverati, foto scattate ai piedi di tendoni colorati. Tra le lapidi si scorgono i nomi che hanno fatto grande la tradizione degli spettacoli itineranti. Come quello di Cesare Togni, il patriarca della celebre famiglia di artisti, morto nel 2008. Numerosi membri della famiglia Togni sono però sepolti anche a Sona. E poi la cappella dei Caroli, con la tomba a forma di ferro di cavallo di Francesco: «Questa famiglia è stata la più importante per numero e grandezza, i discendenti hanno lavorato in tutto il mondo come clown e cavallerizzi», racconta Andrea Giachi, quinta generazione di artisti del circo. Il padre faceva parte della grande famiglia Casartelli mentre la madre era discendente dei Caroli. E lui, inevitabilmente, fin da ragazzo ha lavorato in questo mondo. «Sessant’anni fa la famiglia di mio padre scelse Bussolengo come sede delle proprie attività», spiega. Il motivo? «La fiera di San Valentino era la più importante del Veneto, e il nostro circo si esibiva qui ogni anno». Dinastie che si sono intrecciate tra loro: negli anni ’50 Lucina Casartelli, «Il più grande seraffo del mondo», si legge nella lapide, sorella di quel Leonida che diede l’impronta industriale al circo di famiglia, sposò Eugenio Larible, ex clown, ex trapezista, ex presentatore. Ancora oggi, a 83 anni, Eugenio ogni tanto lascia la sua casa di Bussolengo per lavorare come consulente artistico per il Medrano.
Il figlio David è una star internazionale: soprannominato per la sua bravura «il clown dei clown», ha vinto negli anni scorsi il Clown d’Oro, l’equivalente dell’Oscar per un attore. Anche i Larible hanno una loro cappella a Bussolengo.
C’è chi dice che qui ci siano 150 artisti sepolti. «Sicuramente ne sono ospitati oltre cento», ammette Andrea Giachi, «perché la maggior parte dei circensi che vive nel Veneto poi viene sepolto qui, anche per una questione di amicizia. In questo cimitero si trovano dai grandi artisti agli operai che hanno trascorso la loro vita in un circo. Tutti come una grande famiglia». Lo dice anche la cavallerizza Rosina Gerardi che, all’ingresso di questo cimitero, avverte i circensi che vanno a pregare alla sua tomba: «Figli miei, venite più tardi possibile. Ma saremo ancora uniti e per sempre».
03/11/2014 20.42.49
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