LETTERA DELL’AVV. MOCELLIN AL GIORNALE
“LA REPUBBLICA”
Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera inviata dall’Avv. Francesco Mocellin al quotidiano La Repubblica.
Preg.mo Sig. Direttore di
REPUBBLICA
Bassano del Grappa, 10 marzo 2015.
Preg.mo Direttore,
Spett.le Redazione,
“Repubblica” del 9 marzo 2015, pubblicava a pagina 20,
l’articolo a firma Giuseppe Caporale sul finanziamento ai circhi che utilizzano animali. Il tenore dello scritto sembrava quello di una “velina” dettata dalla Lega Antivivisezione, un vero potentato economico e mediatico della galassia animalista.
La L.A.V., bisognosa di periodiche operazioni di rinforzo della propria visibilità, rilancia il solito dossier contro il finanziamento ai circhi con animali infarcito di dati fasulli al solo fine di colpire l’immaginario popolare. In questa sede ci preme solamente sottolineare come le voci relative ai contributi assegnati a vario titolo in favore delle imprese circensi siano pubblici ed accessibili a chiunque attraverso il sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Sarà agevole, pertanto, rendersi conto dell’abisso di inesattezze (volendo essere eleganti…) sottostanti le argomentazioni dell’associazione animalista e, quindi, dell’articolo di Caporale.
E’ poi assolutamente falso che i circhi che hanno riportato condanne per i delitti di cui al titolo IX bis del Libro II del Codice Penale o per la violazione di qualunque altra norma di disposizioni statali UE in materia di protezione degli animali possano accedere ai contributi visto che la circostanza è espressamente vietata dalla normativa in materia di pubbliche sovvenzioni. Ovviamente, le condanne dovranno essere definitive e queste, purtroppo per la L.A.V., sono pochissime.
Ci piace piuttosto ricordare che le associazioni animaliste godono di spropositati privilegi grazie alla legge 189/2004 che ha modificato il codice penale permettendo alle stesse di recitare nel medesimo procedimento penale il ruolo dei denuncianti di asseriti maltrattamenti, di guardie zoofile, di consulenti delle Procure nel corso delle indagini, di testimoni durante la fase dibattimentale, di parti civili, di destinatari dei risarcimenti e delle stesse sanzioni pecuniarie irrogate dai giudici, di gestori dei centri di raccolta di animali sequestrati. A questo proposito è paradossale osservare che per ogni esemplare sequestrato le associazioni animaliste dalla specchiata moralità ricevano contributi statali. Guarda caso, per la gestione di tali centri – già abbondantemente finanziati col denaro pubblico – le associazioni in questione hanno la “faccia” di bussare ancora a soldi dai soci e simpatizzanti (come sta accadendo proprio in questi giorni con la “campagna” di Pasqua”).
Quanto all’argomento principe degli animalisti – ovvero quello secondo il quale gli animali al circo sarebbero trasformati in pagliacci – si fa presente come non si tratti altro che di una prospettazione esclamativa ed antropocentrica che non si preoccupa affatto del benessere effettivo dell’animale ma del punto di vista di chi li guarda.
Non molto tempo fa, il legale di una potente associazione animalista ci ha candidamente confessato che a loro della verità processuale non importa nulla perché lo scopo è solo quello di distruggere l’immagine del circo con ogni mezzo. Perché? Perché è facile e porta consensi senza fatica.
Servono altri commenti?
La presente viene formulata non solo quale presidente del “Club Amici del Circo” ma pure come ex membro della Commisisone Ministeriale per il Circo e gli Spettacoli Viaggianti dal 2002 al 2011 ed attuale componente della Consulta per lo Spettacolo, cioè gli organismi consultivi che si occupano dell’erogazione dei contributi ai circhi stessi. Infine, pure come difensore di diverse imprese circensi nominate nell’articolo di Giuseppe Caporale.
Tanto dovevo.
Distinti saluti.
Avv.
11/03/2015 23.25.11
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