Miracolo a Milano con Finzi Pasca
Dietro le quinte, si fa per dire, di ‘Corteo’, lo spettacolo del Cirque du Soleil diretto da Daniele Finzi Pasca
C&rsquoè sempre una punta di timore, nel guardare il dietro le quinte di uno spettacolo: paura di rompere la magia del teatro, di non restare più a bocca aperta avendo visto la macchina scenica, i tecnici al lavoro. Ma con &lsquoCorteo&rsquo &ndash spettacolo del Cirque du Soleil diretto da Daniele Finzi Pasca e fino a domenica a Milano al Forum di Assago &ndash non c&rsquoè rischio, e non perché in realtà un vero &ldquodietro le quinte&rdquo non c&rsquoè (il palco, circolare e sovrastato da un imponente arco, è in mezzo al palazzetto dello sport, con il pubblico su due lati). Toccare uno dei letti e vedere come sia stato trasformato in un trampolino &ndash «ci abbiamo lavorato due anni» ha precisato Finzi Pasca &ndash, assistere alle prove dell&rsquoorchestra mentre altri, con trapani e martelli, controllano il meccanismo di rotazione del palco, seguire Maria Bonzanigo che racconta la parte musicale dello spettacolo mentre alle sue spalle un&rsquoartista prova il suo numero sui tessuti aerei, vedere da vicino i grandi palloni che poi sorvoleranno il pubblico o la specie di tunnel che permette agli artisti di spostarsi da una parte all&rsquoaltra della scena passando sotto il palco rende un po&rsquo più vero il sogno di questo spettacolo che, dal 2005, ha superato gli 8 milioni di spettatori. In attesa di rivedere Daniele Finzi Pasca a Lugano &ndash dall&rsquo11 al 13 ottobre ritorna al Lac il suo &lsquoDonka&rsquo &ndash, lo abbiamo incontrato a Milano, a poche ore dallo spettacolo. «Il Cirque ormai lo raggiungo una volta all&rsquoanno&hellip forse quest&rsquoanno due» ci spiega.
È uno spettacolo che cammina sulle sue gambe.
Devo farlo. Ci sono registi che neanche tornano, ma io con questo spettacolo ho sempre avuto un&rsquoaffezione particolare e sono un po&rsquo quello che ricostituisce il giusto spirito. Ci sono artisti che son qui dall&rsquoinizio, c&rsquoè anche la voglia di sapere come vanno le cose, di vedere come cresce&hellip sopravvivere a quasi cinquemila repliche è una prova!
&lsquoCorteo&rsquo adesso è nei palazzetti: rispetto allo &lsquochapiteau&rsquo del circo avete dovuto adattare lo spettacolo.
L&rsquoallestimento è leggermente diverso. Abbiamo dovuto ripensare tutto l&rsquoaspetto del montaggio scenico. Ma quando ha debuttato ci siamo detti che è quasi meglio, nei palazzetti. Perché il pubblico arriva, si trova nella solita situazione frontale e poi, tutto a un tratto, si rende conto che il pubblico è sui due lati. Non so come sarà qui a Milano, ma a Montréal sei seduto e di fronte a te hai quattromila spettatori: è strano, emozionante.
Sono passati quasi 15 anni dal debutto: cambieresti qualcosa?
No, &lsquoCorteo&rsquo è questo, è giusto. Continuiamo a lavorarlo perché le cose per rimanere uguali hanno bisogno di essere cambiate. Cambiano gli artisti, alcuni passaggi acquistano nella tensione ma diminuiscono acrobaticamente, è una materia che continua a fluttuare, ad aggiustare, ma l&rsquoessenza è quella. In fondo è uno degli spettacoli più amati del Cirque du Soleil. Tre anni fa hanno fatto un&rsquoinchiesta a livello internazionale e &lsquoCorteo&rsquo era tra gli spettacoli che la gente più si ricordava: aveva colpito, e continua a colpire.
Secondo te a cosa è dovuto?
Perché è caldo, perché c&rsquoè un&rsquoitalianità. In Giappone è lo spettacolo del Cirque du Soleil che ha avuto più successo perché ha questo nostro modo che abbiamo di parlare, di cantare, di vedere le cose. È chiaro che non lo pensano svizzero: non hanno la più pallida idea che si possa essere italiani essendo svizzeri!
E ritroviamo i temi a te familiari.
Credo ci sia uno stile che ritorna: vita, morte, funerale. Letti ce ne sono sempre nei miei spettacoli. Cavalli: ce ne sono sempre voluti essere &ndash qui piccolini, ma ci sono &ndash biciclette che volano&hellip che poi la prima volta che le ho fatte, tutti mi dicevano &lsquoE.T.&rsquo.
Invece?
&lsquoMiracolo a Milano&rsquo, De Sica: è quello il riferimento mio. Mi ha sempre fatto sognare. E quando ho visto &lsquoE.T.&rsquo mi sono detto: &ldquoFigurati se Spielberg non ha visto De Sica&rdquo. De Sica per me è rimasto un punto di riferimento. E anche quel tempo, quei personaggi sospesi, mai nel presente, mai nel futuro ma sempre in un passato reinventato che appartiene a questo ambiente un po&rsquo proletario&hellip così, neorealismo. Sono rimasto lì, a questa ingenuità che poi andava a scavare.
Da www.laregione.ch del 06/09/19
06/10/2019 11.03.17
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