La provocazione della responsabile del settore animali del circo “Maya Orfei – Madagascar“, che avrebbe dovuto iniziare gli spettacoli a partire da domani
ANCONA – Acrobati, animali e clown si sarebbero dovuti esibire per 10 giorni a partire da domani, ma il Coronavirus ha fermato anche il circo “Maya Orfei – Madagascar”. La carovana è in città da tre giorni, il decreto che annulla gli eventi pubblici su scala nazionale impedisce a Luca Gravagna di aprire al pubblico. No, per come stanno ad oggi le cose non ci sarà nessun «Venghino signori venghino» anche se le strutture sono già montate per oltre il 70%. Nel parcheggio dello stadio Del Conero animali e personale aspettano un via libera che chissà se e quando arriverà, intanto la responsabile del settore animali, Tamara Bizzarro, lancia una provocazione che ha anche il sapore di richiesta di aiuto: «Gli animalisti sono sempre pronti a protestare, ma potrebbero venire a darci una mano nel sostentamento degli animali visto che siamo in un momento così difficile».
«Con il Comune di Ancona è tutto a posto, se il decreto del governo dovesse essere annullato o modificato noi partiremmo subito con gli spettacoli» spiega lo stesso Gravagna, che fa i conti con i costi di mantenimento dell’intero carrozzone. Intanto il circo aspetta a due passi dallo stadio. Fino a quando? «Non lo sappiamo, ma tanto è inutile spostarci perché il blocco ormai riguarda tutta Italia». Lo spettacolo sarebbe composto da due sezioni: quella classica, all’interno del capannone, e una all’esterno dove chi vuole può vedere da vicino il leone bianco, la giraffa, i pony e altri animali. «Se l’attesa si dovesse prolungare non ci sarebbero problemi per la qualità della vita degli animali- spiega ancora la Bizzarro- ci sono i rifugi, ma anche aree dove possono uscire liberamente, tutto fatto secondo i regolamenti imposti dai veterinari». Ma se spettacolo dovesse essere, ci saranno accorgimenti particolari vista la necessità di evitare assembramenti? «No, anche perché il capannone è grande e potremmo procedere a uno smistamento della gente- spiega Gravagna- noi siamo qui per lavorare, abbiamo portato questa struttura ad Ancona dopo 5 anni di assenza, ma non è colpa della città».
Da AnconaToday
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