Circo Orfei. «Siamo stati la prima attività fermata per il coronavirus e, se continuiamo così, dopo questa emergenza sanitaria rischiamo proprio di scomparire». A lanciare il grido d’allarme è Attilio Bellucci, uno dei responsabili del Circo Mario Orfei.
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Parla Attilio Bellucci
La carovana itinerante dei circensi è ferma in piazzale Cuoco dallo scorso 16 febbraio. Dopo l’ultimo spettacolo si sarebbe dovuta spostare ad Asti, in Piemonte, ma dalla cittadina piemontese è arrivato il diniego, in coincidenza del dilagare del Covid 19.
«I soldi che avevamo da parte li abbiamo finiti: è veramente dura andare avanti così». Ma nonostante il dramma, riesce a trovare anche il tempo per una battuta: «Il mio cognome si scrive Bellucci, lo stesso di Monica: siamo cugini di terzo grado, ma lei è quella più famosa».
Bellucci, che situazione state vivendo?
«Direi drammatica. I soldi che avevamo da parte e che servivano per la tournée in Italia li abbiamo spesi tutti. Noi non siamo come le “aziende fisse”: lavoriamo per uno spettacolo itinerante che, per campare, ha bisogno di lavorare e quindi di muoversi nelle città italiane per mettere in scena i propri show».
Avete provato a chiedere aiuto?
«Premetto che ho 52 anni e sono la nona generazione che dal 1891 porta avanti il Circo Orfei: siamo i più vecchi in Italia che fanno questo mestiere e abbiamo sempre mandato avanti la “baracca” da soli. Siamo abituati a lavorare duramente, tutto l’anno, senza mai chiedere aiuto a nessuno. Purtroppo, in questa emergenza che è a livello mondiale, non possiamo lavorare, siamo bloccati. Per questo abbiamo chiesto aiuto: all’inizio non tutti si sono mossi ma, per fortuna, adesso il meccanismo della solidarietà si è messo in moto».
Chi vi sta aiutando?
«Abbiamo contattato Comune, Prefetto e Regione e nessuno ci ha mai risposto. Fortunatamente a marzo, per due settimane, ci è venuta incontro Magda Baietta della Ronda della carità: ci ha inviato i suoi volontari a portarci un po’ di rifornimenti per il circo. Ci ha dato una grossa mano ma, giustamente, ci sono anche i senzatetto di Milano da aiutare. E le donazioni non potevano bastare per tutti. Da venerdì 3 aprile, finalmente, si è mosso il Comune di Milano insieme alla Protezione Civile».
Cosa vi hanno portato?
«Rifornimenti alimentari. In questi giorni ne arriveranno altri, oltre a sette bombole del gas, ormai terminato. È venuto anche un dottore della Protezione Civile a controllare i nostri anziani: siamo otto famiglie di artisti con quattro bambini. In totale trenta adulti, tra cui dieci operai che sarebbero dovuto rientrare nei loro paesi come Bulgaria, Romania o India: purtroppo le frontiere sono state chiuse per l’emergenza e sono dovuti rimanere qui, fermi».
Come stanno gli animali?
«Abbiamo sei tigri e una leonessa. Per fortuna stanno bene e dobbiamo ringraziare Ats Milano. Da due settimane ci stanno rifornendo di carne attraverso dei loro grossisti autorizzati. Noi, avendo finito le risorse, non potevamo più permetterci i pasti per gli animali. È venuto anche un veterinario a controllare lo stato di salute: stanno tutti bene e siamo molto felici per questo. Noi li facciamo muovere, con ginnastica ed esercizi, perché sono abituati a fare molta attività. Invece non ho ricevuto nessuna chiamata dagli animalisti, nemmeno una».
Cosa è successo con loro?
«Puntualmente, nei due mesi di spettacolo qui a Milano a gennaio e febbraio, ogni sabato e domenica facevano dei sit-in in difesa degli animali. Da quando è iniziata l’emergenza coronavirus, ripeto che non ho ricevuto niente da loro, nemmeno un messaggio di sostegno».
Che speranze avete per il futuro?
«Viviamo grazie al pubblico, non sappiamo quando potremo tornare a lavorare. Ho sentito dire che gli spettacoli, probabilmente, saranno l’ultima attività a poter riprendere in un’eventuale fase di riapertura. In quella fase lo Stato dovrà sostenerci, altrimenti rischiamo il tracollo. Alitalia ha molti meno dipendenti del nostro settore e ha ricevuto miliardi di euro negli anni. Noi chiediamo molto meno per ripartire e per tornare a fare quello che sappiamo fare».
Circo Orfei, un settore articolato
In Italia ci sono in totale 60 circhi che danno lavoro a quasi 4.000 persone. Nel settore dello spettacolo viaggiante, sono considerati anche i luna park all’aperto con 5.000 attrazioni che fanno lavorare circa 12.000 persone. Questi in inverno sono chiusi, lavorando solo in primavera ed estate. Tutti hanno diritto all’1,5 % del Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo) anche se «sono briciole», come puntualizza Attilio Bellucci.
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