La famiglia Forstner a causa dell’emergenza è ferma da marzo con il suo tendone nell’Astigiano
Lo chapiteau è issato ma sotto non cela la magia del circo bensì ripara dal sole gli allenamenti dei suoi artisti orfani del pubblico. Il piccolo Circo Forstner aveva appena varcato i confini dell’Astigiano, quando per la pandemia vi è rimasto «in gabbia».
Bloccato nel paese del Santo, il giovane Giovannino, che quando era missionario amava passeggiare sospeso su una corda legata tra due alberi. Oppure fare giochi acrobatici tra le vigne. Fu proprio l’amore per quell’arte circense agli albori a dettare al suo cuore la geniale intuizione del gioco, della squadra, come strumento educativo, elemento di unione e superamento delle barriere sociali.
E si tratta di equilibrio precario pure quello che da ottanta giorni vive la compagnia famigliare. Sette artisti con tendone e carovane sistemati in piazza Rivalta, tra peso comunale e cimitero.
Qui nessuno spettacolo è mai andato in scena, stoppati dall’emergenza. «Da fine febbraio non ci siamo più spostati» dice Loris Sgargi, titolare assieme alla moglie tedesca Yulia Forstner, originaria di Hannover, del circo. A circondarli ci sono i cinque figli Willard, Aisha, Zeudi, Elia e Ro Robin. Artisti anche loro che si dilettano tra acrobazia, equilibrismo, funi aeree, giocoleria, contorsionismo, magia oltre a vestire i panni dei clown.
A completare la carovana ci sono quattro mini cavalli Falabella e la tartaruga gigante William, mezzo secolo di lentezza mai così serafica. Il paese li ha un po’ adottati. Ad aiutarli la Caritas, il Comune, i commercianti, la gente comune. Chi porta una borsa di spesa, chi una coccola per i ragazzini, chi cibo per gli animali.
«Una famiglia cordiale e riservata, che aspetta solo di poter tornare a lavorare» racconta il sindaco Antonio Rago, che una decina di giorni fa è andato a trovarli consegnando la spesa donata dal supermercato.
«Abbiamo ricevuto tanto affetto e solidarietà – dice la famiglia Forstner – pur non avendo mai chiesto nulla. In tanti, fra persone comuni ed istituzioni ci sono venuti incontro: chi portandoci cibo e viveri, chi regalandoci fieno e paglia per i cavallini». Aiuti indispensabili per una famiglia che vive di spettacoli presentati su tante piazze del Piemonte, con ultimo show nella torinese Piobesi.
«Il calendario della tournée era stato definito praticamente fino a fine anno. Ma ora non c’è certezza di come e soprattutto quando potremo tornare in pista e le preoccupazioni aumentano, mentre le risorse diminuiscono» dice con il magone Sgargi.
Il circo ha la propria base a Granarolo dell’Emilia (Bologna) ma è impossibile e soprattutto troppo dispendioso economicamente pensare di far ritorno. «Si combatte la noia e si tiene viva la speranza proseguendo negli allenamenti quotidiani. Pronti a riprendere. Ripartire sarebbe l’unica salvezza, consapevoli comunque che pure quando questo avverrà la gente avrà ancora paura e non sappiamo quanti saranno gli ingressi» continua il capofamiglia. Ma c’è una certezza: il primo spettacolo sarà qui, nella capitale delle Terre dei Santi. «Vorremmo presentare uno spettacolo in piazza gratuito per tutti. Sarebbe il nostro regalo di riconoscenza a questo paese che non ci ha lasciati soli e ci aiuta. Anche solo passando di qui a chiederci come stiamo e se occorre qualcosa» conclude la compagnia. Intanto anche a Callianetto, piccolo borgo patria di Gianduja, da tre mesi è fermo un altro circo, quello della famiglia Bruno Niemen. Anche loro con il pony Topolino e cinque cavalli sono stati adottati dal paese.
Di Maurizio Sala
Da “La Stampa” del 11/05/2020
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