Il Circo Medini fermo da 82 giorni: “Chiediamo di poter lavorare e chiarezza sulle regole della ripartenza”
«Siamo fermi da 82 giorni. Ora dovremmo essere in Valtellina, invece siamo ancora bloccati a Bene Vagienna. Chiediamo solo di poter lavorare di nuovo e chiarezza sulle regole della ripartenza. Vogliamo tornare a fare quello che facciamo meglio: i nostri spettacoli. Ma veniamo sempre dopo teatri e cinema. E con noi ci sono tanti altri professionisti dello spettacolo dimenticati da tutti, dai giostrai ai dj». Katiuscia Medini appartiene a una storica famiglia di circensi ed è la coordinatrice piemontese per l’Ente Nazionale Circhi: ci sono l’Alex Medini (che guida insieme al fratello), quello delle Stelle (di Bruno Niemen, fermo a Castell’Alfero nell’Astigiano), Forstner (bloccato a Castelnuovo Don Bosco), di Praga (a Bellinzago, nel Novarese) e Peppino Medini (condotto da Fabrizio Medini).
Sono oltre cinquanta ancora bloccati, tra familiari e operai, mentre artisti e manutentori sono a casa, fermi, nell’incertezza di quando potranno tornare a esibirsi. «Forse a giugno, forse alla fine dell’estate, nessuno dice nulla – aggiunge Katiuscia –: guadagniamo del nostro lavoro, ovvero gli spettacoli, e delle attrezzature che diamo a noleggio per sagre o feste: tutte annullate chissà per quanto. Facciamo spettacoli con animali e stuntmen, con artisti passati da festival come Montecarlo e Grenoble, si esibiscono con noi le scuole di circo anche dall’estero». Ancora: «A Montalto Dora, vicino a Ivrea, a fine febbraio pensavamo che lo stop sarebbe stato di pochi giorni, anche se non ci siamo esibiti sebbene tutto fosse pronto. Ci siamo spostati fiduciosi a Cuorgnè: migliaia di euro in carburante per mezzi e attrezzature, spese di tipografia, marche da bollo, tasse di affissione, manodopera per montare le strutture. Volevamo debuttare il 5 marzo, avevamo modificato gli spettacoli per stare lontani dal pubblico, con distanze di sicurezza in platea. Ma finito il montaggio ci hanno detto che c’erano i primi due positivi al Covid. Dal giorno dopo il paese era deserto. E noi disperati».
Poi il rientro a Bene Vagienna, il lockdown di due mesi, in attesa di disposizioni sulla Fase 2 che per i circensi sembrano non arrivare mai: «Abbiamo ricevuto i 600 euro di marzo perché, in quanto artisti, abbiamo la partita Iva. La Regione forse ci darà mille euro, qualcosa potrebbe arrivare dal Dipartimento degli spettacoli. Vogliamo poter lavorare dopo due mesi in cui abbiamo rispettato il lockdown: adesso chiediamo noi rispetto, ovvero indicazioni e attenzione. Le normative di sicurezza non ci spaventano: le rispettiamo da sempre, erano stringenti anche prima, ma diteci quali sono quelle nuove».
I Medini sanno che tornare in piazza sarà difficile: igienizzanti e distanze, costi maggiori, meno pubblico. Perciò stanno pensando a permanenze più lunghe per avere lo stesso numero di spettatori di prima. «I Comuni ci devono aiutare, senza chiedere prenotazioni mesi prima e annullando la tassa occupazione del suolo pubblico, come per bar e ristoranti– conclude Katiuscia -. Non facciamo vincere la psicosi. Qui, a casa, il 7 maggio è nata una cavallina, la gioia dei miei nipotini: l’abbiamo chiamata Coldiretti, l’unica associazione che ci è stata vicino, fornendo foraggio, frutta e fioccati per gli animali dei circhi. Senza di loro non avremmo saputo come fare».
Di Lorenzo Boratto, da La Stampa (Cuneo)
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