Questa mattina nella 7° Commissione del Senato si è tenuta l’audizione del Ministro per i beni e le attività culturali Dario Franceschini, sulle iniziative di competenza del Dicastero connesse all’emergenza epidemiologica Covid-19. Ha preso la parola anche la Senatrice Loredana Russo del M5S, che ha fra l’altro sostenuto: “Attendiamo con ansia che questa problematica (degli animali nei circhi) venga risolta nel FUS perché da due legislazioni lo promettiamo e ancora non riusciamo a portarla avanti; se nel rilancio si potesse non dico disincentivare i circhi che continuano ad avere animali, perché questo significherebbe mettere in sofferenza le bestie e non è il nostro obiettivo, ma sicuramente incentivare chi comincia a pensare ad un percorso di superamento degli animali nei circhi…, le parlo da animalista e quindi a nome di tante associazioni che stanno aspettando questo provvedimento”.
Pubblichiamo la lettera che il presidente ENC Antonio Buccioni ha inviato alla Senatrice alla luce delle parole che ha pronunciato sul tema degli animali nei circhi.
Illustre Senatrice,
ho da poco seguito, sbigottito, direi incredulo, il Suo intervento odierno in 7° Commissione Senato in sede di audizione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini. Al riguardo mi consenta di esprimere brevi considerazioni.
Da un punto di vista generale, melius planetario, l’animalismo mondiale va oggi doverosamente ascritto tra i principali responsabili morali del cataclisma che la terra sta patendo.
L’insensata e irragionevole lotta alla sperimentazione medica sugli animali, le talebane guerre alla pratica dei vaccini e molto molto altro, hanno indiscutibilmente reso l’umanità scientificamente impreparata e intellettualmente mortificata ad affrontare adeguatamente la catastrofe incombente.
Per tragico paradosso la pandemia ha travolto, a livello di numeri impressionanti, la fascia dell’età più avanzata, in buona sostanza donne e uomini indotti, spesso ai limiti del plagio, a riversare fiumi di denaro e di beni attraverso elargizioni e lasciti, in favore di organizzazioni i cui indirizzi fondamentalmente ideologici hanno contribuito a determinarne un autentico sterminio.
In detta catastrofica cornice Ella oggi non trova di meglio che postulare – a danno di una sessantina di autentiche botteghe d’arte e di illuminato e popolare artigianato, nel pieno di un cataclisma economico altrettanto rovinoso di quello sanitario, in un’ottica squallidamente punitiva e nel preteso intento di pervenire ad una ideologizzata liberazione degli animali – minimo sostegno economico da parte dello Stato.
Valga il vero.
Il Circo italiano esce da queste settimane con una riaffermazione del proprio ultrasecolare radicamento popolare e con dei dati statistici inequivocabili. Dal Piemonte alla Sicilia è andato incontro alla solidarietà, all’affetto e al rispetto della società civile, che ha emotivamente coinvolto pubblici amministratori locali e nazionali, in un’ottica di favor pienamente avvertito.
Grazie al cielo nell’ambito delle comunità circensi non si è verificato un solo caso di contagio né esemplare alcuno di animale ha patito patologia di qualsivoglia sorta. Quotidiana e pacifica si è rivelata da parte di tutti la constatazione del benessere di ogni animale in organico.
I circhi fin dalla promulgazione della Legge 163 del 1985 (Legge madre sullo spettacolo, detta anche Legge Lagorio) hanno ricevuto inconfutabilmente briciole, neanche molliche, da parte della Repubblica: l’1,5% del FUS, da ripartire tuttavia con lo spettacolo viaggiante, attrazioni e parchi di divertimento.
Negli ultimi anni le imprese con parco animali al seguito si sono divise, nelle realtà dei fatti, la stratosferica cifra di 1 milione di euro per ciascun esercizio.
I Comuni in grandissima parte hanno vergognosamente tradito l’impegno morale, ancor prima che di legge, di mettere a disposizione del settore, e parimenti dei luna park, spazi in via assoluta, peius aree ricadenti negli standard minimi della decenza quanto meno a livello di allacci igienici, idrici, elettrici.
Se all’esercizio cinematografico è stato giustamente consentito di realizzare autentiche cittadelle del cinema in siti urbanistici centrali e dotate di ogni confort e di ogni optional, il circo, quando pure, è stato mortificato fuori del contesto urbano, in condizioni ambientali inaudite. E tuttavia non ha ammainato la propria bandiera artistica e culturale forte di un consenso e di un affetto popolare senza eguali nel contesto delle attività dello spettacolo.
Con la serenità di tempi diversi e migliori potrà un giorno ragionarsi virtuosamente, in un’ottica tuttavia di riconsiderazione generale, circa la possibilità di razionalizzare ulteriormente l’imprescindibile presenza nella cultura occidentale degli animali nella comunità e nello spettacolo circense. E da questo punto di vista è utile ricordare, quand’anche ce ne fosse bisogno, una delle verità ostinatamente negate, e cioè il processo di selezione e, appunto, razionalizzazione che la gente del circo ha compiuto nei decenni motu proprio, nel passare dai serragli di ormai mitologica memoria, con numeri complessivi che superavano largamente i 10.000 esemplari detenuti, ai 1.500 oggi in forza.
Ma non si cerchi di concretare acritica e cieca ideologia in una fase della vita nazionale e internazionale di straordinaria difficoltà, dove ogni cittadino, ogni giorno, compie tragicamente sforzi molto ben oltre le proprie umane possibilità per sopravvivere esso, la propria famiglia, la propria azienda, la propria comunità.
Il Presidente Antonio Buccioni
Da Circo.it del 09/06/20
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