Fra le ‘vittime’ del settore svago falciate dalla pandemia da coronavirus spiccano i circhi equestri, uno degli spettacoli amati, da sempre, da un pubblico eterogeneo.
“Siamo fermi a Latina, il nostro quartiere invernale – dice Daviso Montemagno responsabile del circo Montemagno/Moira Orfei -. Il nostro personale è andato a cercarsi lavoro in altri ambienti, in quanto la cassa integrazione promessa dal governo non è mai arrivata. Fra artisti e operai eravamo una ‘famiglia’ di novanta persone. E non ce la sentiamo ancora di organizzare spettacoli in quanto la capienza del nostro circo è in antitesi con i decreti anti contagio”.
All’interno dello ‘chapiteau’ potrebbero entrare duecento spettatori al massimo. Un numero irrisorio, improponibile, considerato che sotto il magico tendone del circo Montemagno/Moira Orfei possono essere accolti 1.200 spettatori.
Ancora il responsabile: “Siamo il primo circo italiano – sottolinea – e non sappiamo quale sarà il nostro destino. Ad oggi, possiamo contare sull’aiuto della Coldiretti, della Fondazione Caritas e dell’Associazione Migrantes. Teniamo presente – puntualizza Daviso Montemagno – che dobbiamo garantire la giusta quantità di cibo a otto grandi felini. Leoni e tigri mangiano dieci chili di carne al giorno. Teniamo molto ai nostri animali e siamo disposti a sacrificarci pur di non far mancare nulla a loro”. Ricorda, poi, la presenza di un unico elefante a cui necessitano quantità notevoli di fieno. Senza contare i cavalli, i volatili e altre specie che ‘lavorano’ in pista.
I tre mesi di lockdown hanno bloccato questo illustre circo a Gallarate, località del varesotto, dove “abbiamo assistito ad una vera e propria gara nell’aiutarci – dichiara Montemagno -. Cittadini, enti pubblici e privati, associazioni, commercianti hanno assicurato, ogni giorno, il necessario per i nostri animali. Abbiamo ricevuto aiuti anche dalla Conferenza Episcopale Italiana. Sono stati mesi in cui abbiamo superato le restrizioni grazie alla meravigliosa solidarietà di tante gente”.
La ripresa dell’attività rimane ancora a livello di pensiero. L’esiguità di pubblico coprirebbe una minima parte delle ingenti spese relative a luce, suolo pubblico, acqua. “Abbiamo bloccato le assicurazioni dei nostri quarantaquattro camion”, fa sapere Montemagno. Che, nonostante il ‘vuoto’ con cui si confronta ogni giorno, guarda ad un riavvio autunnale con coinvolgente ottimismo: “Speriamo di poter ripartire a ottobre”, dice, pensando, per contro, alla possibilità di un anticipo “se gli scienziati trovano il vaccino”.
Lo galvanizza questo traguardo sanitario atteso dal mondo. Poi, pone a se stesso un interrogativo: “Il nostro pubblico è pronto a ritornare al circo? La grande paura del contagio continua a bloccare ogni proposta di svago? Ce lo chiediamo ogni giorno, ma vogliamo credere nella tanto attesa svolta”, il commiato di Daviso Montemagno.
Di Sandra Lucchini, da www.voxpublica.it
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