Circo di Vienna Il covid ci ha messo a dura prova
Erano arrivati a Siena intorno alla metà di settembre, il tendone si era fermato a Isola d’Arbia con la prospettiva di ripartire verso Grosseto intorno alla metà di ottobre, ma lo storico circo di Vienna di proprietà della famiglia Vassallo è stato duramente colpito dalle misure anti-covid e l’ultimo dpcm lo ha bloccato qui.
Giordano Caveagna, addestratore di tigri, ha spiegato che “Praticamente è da marzo che siamo fermi; nei pochi mesi in cui abbiamo avuto la possibilità di lavorare la gente aveva troppa paura per venire agli spettacoli”. Caveagna, che è parente della famiglia Vassallo, coglie l’occasione per ringraziare l’arcivescovo di Siena. “Ci ha fatto avere, tramite la Caritas, tanti aiuti per gli animali: fieno, mangime, carne e tanto altro; un ringraziamento anche alla comunità di Siena che ci sta molto vicina in un momento di difficoltà”.
Per spiegare la vita del circo in un momento così duro, intervengono tanti ragazzi giovani. Claudio Vassallo, figlio del proprietario nonché cavallerizzo, afferma che “gli allenamenti sono duri, ma con costanza e dedizione si riesce a fare tutto”. Sempre Vassallo decide di raccontare la sua sfortunata storia: “Tre anni fa mi hanno diagnosticato dei problemi al cuore, delle aritmie per essere precisi; adesso mi sto curando e per fortuna dovrebbe essere tutto sotto controllo. Probabilmente dovrei limitarmi un po’ negli allenamenti, ma l’amore e la passione per il mio lavoro è tale che non ce la faccio proprio a restare in disparte”.
Non solo, in seguito all’appello alla Caritas Diocesana, ad Isola d’Arbia sono passati anche i proprietari dei cavalli da Palio e qualche settimana fa anche la Coldiretti di Siena a donare il fieno agli animali presenti nella struttura
Il circo del 2020 è lontano da quello dell’immaginario collettivo, forse troppo legato agli stereotipi. A sottolineare questo concetto ci pensano Jeson e Alex Caveagna, figli di Giordano. “Siamo la quinta generazione, nati e cresciuti in questo mondo: l’eredità che portiamo non può essere un peso”. Jeson, dal canto suo, prova a spiegare che il difficile di questa professione è riuscire sempre ad innovare, rimanendo nel solco della tradizione. “Numeri acrobatici -spiega Jeson- coniugati con temi comici; come tutto il resto, anche il circo deve essere al passo con i tempi, io ho provato a modernizzare la classica immagine del clown portando in scena numeri nuovi”.
Infine, interviene nuovamente Giordano Caveagna, che vuole sottolineare la differenza tra domatore ed addestratore: “il domatore non esiste più, io sono un addestratore. Una volta i domatori usavano la frusta per dare degli input agli animali, adesso utilizziamo dolcezza, pazienza e tanta carne. In ogni caso anche in epoca passata non è mai stata nostra intenzione seviziare gli animali, come qualcuno potrebbe pensare”.
Emanuele Giorgi
Da www.sienanews.it del 19/111/20
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