Ricordi di una dinastia. Liana Orfei : “Il primo Natale senza mio padre lo passai tornando al Circo”
Una vita raccontata dalla fine, ripartendo dall’inizio e con molte avventure in mezzo. È quella di Liana Orfei, che in “Romanzo di vita vera” (Baldini + Castoldi) ripercorre la sua esistenza fuori dal comune, in mezzo a clave, pedane e applausi da tutto il mondo
Per il primo Natale della bimba, Liana espresse il desiderio di passarlo assieme ai suoi, soprattutto ora che, mancando Paride, la festività del Natale poteva pesare non poco ai suoi fratelli, e soprattutto a sua madre. Così raggiunse il circo che avrebbe trascorso quel periodo a Roma.
Le sembrava un sogno andare dai suoi e passare le feste in famiglia. Chiudeva gli occhi e pensava al Natale della sua infanzia, quando i preparativi venivano ripartiti tra tutti loro. Il papà si occupava dell’albero, doveva cercare un ramo adatto e tagliarlo senza danneggiarlo, perché era proibito estirpare un giovane pino senza permesso.
Liana e Nandino andavano in cerca di muschio fresco, perché quello essiccato dei rivenditori di statuine del presepio non piaceva a Nandino, che era l’esecutore materiale del presepio, e che sicuramente avrebbe vinto come tutti gli anni la gara del presepio più bello del paese dove il circo si sarebbe fermato per le feste.
Liana invece doveva addobbare l’albero di Natale con le poche decorazioni che venivano riposte di anno in anno assieme alle statuine del presepio. All’epoca questo tipo di merce era molto cara, le decorazioni erano preziose, e doveva perciò sfidare tutta la sua fantasia e il suo ingegno per rendere bello e diverso l’albero ogni anno con le poche cose che aveva a disposizione.
Rinaldo aiutava suo fratello nel costruire il presepio, e nel tempo libero scappava a mangiare gli addobbi di cioccolato e le fatine fatte con i coni gelato e il busto di zucchero colorato che Liana era riuscita a comperare con la sua paghetta. La sorella, furibonda, non era mai riuscita a beccarlo sul fatto, e lui, con le sue moine e soprattutto con quella adorabile faccia piena di lentiggini, riusciva sempre a farla franca perché alla fine gli si perdonava tutto.
Alba aveva il ruolo più importante: i tortellini. I famosi tortellini di nonna Alba, che molti anni dopo Federico Fellini avrebbe immortalato nel suo film I Clowns.
Casa, casa, casa anzi: circo! circo! circo! Che bello ritrovare la stessa atmosfera, gli stessi suoni. La musica che non cambiava mai, potevano cambiare gli artisti, ma la musica era quasi sempre la stessa, e poi gli odori, gli odori della pista, l’odore della segatura bagnata dall’urina dei leoni e dei cavalli, un odore che cambiava da circo a circo, a Liana sembrava che quello della sua segatura fosse differente, migliore. Sì, era tutto quasi perfetto, a eccezione del “buco nero” rappresentato dalla perdita di papà Paride.
Era come se a ogni cosa bella mancasse un pezzo, come se le note di una canzone fossero storpiate da una stonatura, come se il trapezista cadesse sempre in rete senza mai riuscire ad afferrare il trapezio per il ritorno.
Liana portava nel cuore quella tristezza, ma faceva di tutto per mascherarla, e in parte ci riuscì, complice Cristina che aveva reso felice Alba per essere divenuta nonna ad appena quarantaquattro anni, e che aveva fatto diventare più responsabile e orgoglioso zio Nandino, mentre Rinaldo era assolutamente sconcertato dal non essere più “il piccolo” di casa.
In questa atmosfera leggera e festosa, Liana disse ridendo a Nandino che lo avrebbe servito lei nel suo numero di giocoliere, e che avrebbero litigato come ai bei tempi perché lei non avrebbe raccolto abbastanza velocemente gli attrezzi caduti.
La sera del debutto del circo a viale Trastevere, tutta la stampa dello spettacolo era presente e Liana, chiusa in uno dei suoi splendidi e attillatissimi vestiti con cui aveva calcato i più famosi palcoscenici del mondo, servi clave, cerchi e palle a Nandino, proprio come faceva con Picinelli.
Ma era persino più orgogliosa di farlo con lui, visto che Nandino era diventato bravissimo sotto la guida di Picinelli durante la stagione che questi aveva trascorso al circo. A detta dello stesso grande artista, Nandino era nato giocoliere, non si poteva capire come avesse potuto apprendere in un solo anno così perfettamente i più alti segreti di quell’arte, rimettendoci un poco di salute per lo stress e i troppi allenamenti. Ma così era riuscito a entrare nell’élite dei più grandi giocolieri del mondo.
da “Romanzo di vita vera. Io non sono, tu chi non sei?”, di Liana Orfei, Baldini + Castoldi, 2020
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Di Liana Orfei
Da Linkiesta.it
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