C’ERA UNA VOLTA IL CIRCO RUSSO NIMES
In questi mesi drammatici di scontri e guerra tra Ucraina e Russia, anche il circo ha risentito di questa situazione. E se una volta dire “Circo di Mosca” evocava una grande attrattiva e l’esotismo di un’insegna sinonimo di grande qualità ed elevato livello artistico, oggi vari complessi, non solo in Italia, che si fregiavano di quell’insegna hanno ritenuto opportuno rimuoverla vista la “russofobia” di queste settimane e i messaggi di minaccia giunti via social e telefono.
Questo contesto ci ha portato alla mente quando il Circo Nimes della famiglia di Primo Niemen mise l’insegna Circo Russo Nimes. La vicenda è interessante e proviamo a raccontarvela.
Il circo in questione era già attivo negli anni Quaranta / Cinquanta come Circo Nimes. Nel 1963 quando a Milano lo chapiteau andò a fuoco, fece notizia l’iniziativa di Adriano Celentano che si recò dagli amici Niemen per uno spettacolo che richiamasse il pubblico e per offrire alla famiglia Niemen una cifra con cui risollevarsi da quella sciagura. Un video del cinegiornale dell’epoca ricostruisce bene quell’episodio.
Allora il Circo Nimes era ancora “ginnico-acrobatico”, ma negli anni Sessanta con l’acquisto dei primi animali sarebbe diventato Circo Zoo Nimes.
Nel 1958 e successivamente nel 1964 venne in Italia l’autentico Circo di Mosca, con un successo notevole, agiva talvolta sotto chapiteau ma più spesso in palazzetti dello sport con grandi compagnie sovietiche, spettacoli imponenti accompagnati da grande clamore mediatico. Sul finire degli anni Sessanta, forse anche sulla scia di questa moda filo-russa, l’insegna diventa Circo Zoo Russo Nimes e infine dagli anni Settanta solo Circo Russo.
PRIMO NIEMEN “ IL RUSSO”
In realtà il vero motivo di questa insegna ce lo racconta Jonathan Niemen; “Mio nonno Primo Niemen era un comunista sfegatato, per quello lo chiamavano tutti “Il Russo”, credeva fortemente in quell’ideaologia che però in Italia non ovunque era ben vista. In quegli anni, infatti, ebbe tanti problemi col circo: non ovunque era ben accetta quell’insegna e in certi paesi gli fecero abbassare le bandiere russe che sventolavano sul circo”.
Nel 1969 Enis Togni porta in Italia la terza tournée ufficiale del Circo di Mosca sotto ad un grande chapiteau rosso decorato con bandiere sovietiche e anche in quel caso incappò da un lato in grande successo, ma in alcune città anche in grandi resistenze dell’ala cattolica e contestazioni soprattutto nelle regioni del Meridione.
Primo Niemen, classe 1924 è stato un personaggio molto caratteristico nel mondo del circo italiano. Lo ricordiamo con il suo inconfondibile colbacco che indossava anche al di fuori dello spettacolo. Era stato addestratore di animali e lanciatore di coltelli.
Per tanti anni Primo si avvaleva come suo collaboratore e braccio destre di un nanetto, Pierino: “Quando mio nonno non c’era Pierino comandava tutti, anche i figli. E’ stato con noi quasi 50 anni. E’ morto nel 92, nella bergamasca. Era molto abile anche nei lavori di elettronica. Ed era talmente di famiglia e godeva talmente tanto della fiducia di Primo Niemen, che in sua assenza si permetteva anche di mollare qualche scapaccione ai figli!”.
IL CIRCO RUSSO NIMES
Sul libretto dell’Ente Nazionale Circhi a firma del Presidente Egidio Palmiri, datato 5 ottobre 1971 (e numerato col progressivo 165), si precisa che “il complesso è autorizzato ad utilizzare, in via esclusiva, l’insegna “Circo oriundo Russo Nimes (e la parola Russo deve essere scritta di egual misura di Nimes)”.
In quegli anni, anche grazie all’insegna comunque roboante, il circo si struttura, e per alcuni periodi stringe anche collaborazioni importanti. Nel 1969 per un breve periodo, grazie a una mediazione del Presidente Palmiri, Primo Niemen scrittura gli animali di Oscar Togni che aveva temporaneamente fermato l’attività. E’ in questo periodo fra l’altro che Primo Niemen acquista da Oscar l’elefantessa Siam.
Successivamente venne scritturato Gino Jarz con l’elefante Rosy. Alla chiusura del Circo Palmiri (intorno al 1968), Primo Niemen ne acquista anche carro facciata-biglietteria che utilizzerà per diversi anni, cambiandone le scritte e i colori. E a metà degli anni Sessanta i Niemen rilevano i leoni del gruppo presentato da Sergio Cardona che inizialmente manda Oscar Niemen e quando questi sarà chiamato a prestare il servizio militare, sarà sostituito nella grande gabbia dal fratello Demo.
Ogni tanto il circo stringeva società con altri complessi, magari per affrontare piazze più importanti. Nel 1973 ricordiamo una società con il Circo Espana di Dola. Negli anni Ottanta con il Circo du Portugal di Antonio Triulzi (che aveva sposato Sara Niemen, sorella di Primo).
Il Circo Russo è sostanzialmente sempre stato un circo a gestione familiare, grazie a una nutrita forza interna, ma che era solita scritturare famiglie di artisti italiani e, soprattutto nei periodi invernali, gruppi di animali. In anni più recenti non era infrequente trovare sotto allo chapiteau di Primo Niemen gli elefanti della famiglia Gartner: sicuramente un bel colpo d’occhio in un circo di questa dimensione che raggiungeva anche comuni molto piccoli e i quartieri di Milano.
Sulla pubblicità del Circo Russo Nimes erano sempre annunciate 2 piste. Il motivo ce lo spiega il nipote: “Mio nonno ha sempre usato due piste. Praticamente aveva una pista molto grande con dentro 2 tappeti uno rosso con stella gialla e uno giallo con stella rossa. Negli anni Settanta girava con uno chapiteau di 48 metri di diametro tutto rosso con ricami gialli completo con gradinata completa”.
Il Circo Russo fine anni 70 (di M. Roncallia)
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A metà degli anni Ottanta alternava lo chapiteau a 2 antenne a quello a 4 antenne. Ma il giallo e il rosso sono sempre stati i colori sociali di questo complesso che insieme ai vari circhi della famiglia Medini e Franchetti, divenne un po’ una istituzione per la Lombardia dove trascorreva gran parte dell’anno.
L’ALLUVIONE IN VALTELLINA
Il Circo Russo nel 1987 godette di grande visibilità e uscì anche sulla prima pagina del Corriere della Sera per un motivo non lieto, anzi, piuttosto tragico. A luglio del 1987 infatti vi fu la tristemente celebre Alluvione della Valtellina. 10 giorni di piogge e un violento nubifragio causarono tragiche inondazioni, frane e colate di fango che provocarono 53 morti, migliaia di sfollati e danni per circa 4000 miliardi di lire.
Il Circo Russo, che era montato ad Ardenno (Sondrio) in Valtellina appunto, venne sommerso per tutta l’altezza dei teli di giro: i paletti di giro alti 4 metri, sommersi completamente. Anche i camion, i bilici, i rimorchi, finirono sotto l’acqua: non vi fu neanche il tempo per mettere al riparo i mezzi dall’ondata di acqua e fango. I quotidiani riportarono la fuga di alcuni serpenti durante l’alluvione. Fu un evento catastrofico che segnò il Circo, ma Primo si rimboccò le maniche e ripartì.
Edgardo Meda, grande collezionista e amico dei circensi, vivendo nei pressi di Milano, era solito frequentare i circhi della Lombardia, e dunque il Circo Russo Nimes era una delle sue mete. Questo ci ha permesso di disporre tante testimonianze fotografiche di quel circo e diversi manifesti e locandine che era solito farsi dare per la sua collezione. Pezzi che oggi sono custoditi e catalogati dal Cedac di Verona che ci ha gentilmente messo a disposizione alcune immagini che vedete in questa pagina per documentare la storia di questo complesso.
Primo Niemen ci lasciava il 1° aprile del 2002 all’età di 77 anni. I figli e I numerosi nipoti hanno proseguito l’attività di famiglia. Oggi sono diversi i complessi e i rami che sono legati alla discendenza di Primo Niemen. Noi abbiamo voluto concentrarci in questo racconto al periodo compreso tra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Novanta. Periodo appunto documentato dal caro Meda che ha vissuto varie fasi di questo circo entrato nel cuore dei lombardi e di tanti appassionati.
Oggi anche Primo Niemen sarebbe costretto ad ammainare l’insegna Circo Russo. Ma ci auspichiamo che questa parentesi bellica possa chiudersi al più presto. Il Circo è portatore di leggerezza e pace, non generatore di conflitti.
Testo di Dario Duranti
Foto storiche di Edgardo Meda per gentile concessione del Cedac di Verona, Centro Educativo di Documentazione delle Arti Circensi e provenienti dagli archivi della famiglia Niemen
Si ringrazia per la preziosa collaborazione Mauro Cantoro, Jonathan Niemen e tutta la sua famiglia
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