L'ULTIMO SALUTO A HOLER TOGNI IN UN VIDEO

L’ULTIMO SALUTO A HOLER TOGNI IN UN VIDEO

Siamo abituati all’idea di funerale come qualcosa di rituale, cupo, straziante e doloroso. Quello di Holer è stato diverso. Il dolore per la separazione e la tristezza sono sentimenti imprescindibili in queste occasioni, ma quel tocco “alla Holer” ha fatto in modo che non ci fosse nulla di rituale, ordinario, prevedibile. Il sole tiepido, anomalo per il mese di novembre, ha riscaldato la piccola, luminosa e affollata stanza dove gli amici di sempre, i compagni di una vita, i piloti del suo team, i familiari più stretti ma anche i componenti della grande famiglia del Circo e dello spettacolo viaggiante sono corsi per stringersi intorno al loro mito, amico, eroe, fratello, padre, zio, nonno e cugino per l’ultima evoluzione.

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Ascoltare Divier parlare del Fratello è toccante e apre il cuore, perché è un racconto che non ha nulla delle frasi di circostanza che si usano in queste occasioni. Holer non era persona “di circostanza”. Per lui, come ricorda Divier, “non c’erano le mezze misure, era tutto bianco o nero”. E il discorso di Divier (LEGGILO INTREGRALMENTE) è sincero come autentico era il loro rapporto, non sempre facile, ma solido. La figlia Leyda, con lo stesso sorriso del padre sul volto, lo ricorda per tutto ciò di bello e prezioso che ha saputo trasmetterle, quel sorriso che anche in questo momento non facile le illumina il viso.

Tutto quanto sin qui detto è condensato nel video che Divier ha voluto che Roberto Guideri realizzasse per consentire a chi non ha potuto esserci di condividere l’ultimo saluto a Holer. Ma non si tratta solo di una cronaca della giornata. Attraverso la cronaca, infatti, ripercorriamo la vita di Holer, sin dall’infanzia agli ultimi spettacoli. Ogni parola di Divier e di Ledya è accompagnata da un’immagine che materializza i racconti che prendono così forma. E Holer ancora una volta, torna in vita, torna in pista, con il suo sorriso che arrivava fino all’ultimo dei 40.000 spettatori che assiepavano l’Autodromo di Monza, che dal cruscotto di un tir in bilico si faceva largo nel cuore di bambini e adulti che fantasticavano di essere loro quel supereroe con la tuta spaziale infarcita di sponsor, che compiva quelle evoluzioni impensabili.