STORIE DI PARIDE: Il libro e l’album di Paride Orfei. Presentazione
Ogni volta che un esponente del mondo del circo, sia esso un direttore, un artista o comunque un componente della grande macchina organizzativa si dedica a mettere nero su bianco i propri ricordi e le testimonianze della propria vita e carriera, dà un contributo enorme alla trasmissione della storia del Circo.
Mi è capitato di intervistare tantissimi circensi; talvolta semplicemente mi trovo sovente ad ascoltare i loro racconti e ho sempre la netta sensazione che tutto ciò che narrano sia estremamente normale e ordinario per loro. E lo capisco, essendoci nati dentro, per loro è la vita quotidiana. Ma per noi che con curiosità e meraviglia continuiamo a guardare al mondo del Circo, ogni parola, ogni ricordo, ogni aneddoto che ci trasmettono, ha un gusto tutto suo, un misto di straordinario, fantastico, meraviglioso. Perché per noi ordinario non è assolutamente. Al contrario è stupefacente. E’ stupefacente la vita di chi settimanalmente o più volte alla settimana viaggia portandosi al seguito la casa e un teatro da montare e smontare. Scuderie che traboccano di elefanti, cavalli, zebù, lama e tigri. Ma è straordinario il mondo in cui i circensi fanno o hanno fatto le stesse cose che facciamo noi, nel nostro quotidiano, ma in un modo completamente differente. Così sfogliando le pagine che Paride ha voluto riempire di ricordi (sollecitato da Sandro Ravagnani legato alla famiglia Orfei da un solido rapporto di amicizia sfociato in una proficua e virtuosa collaborazione nell’ambito delle pubbliche relazioni e dell’ufficio stampa), scopriamo come andavano a scuola i bambini del Circo (e come succede ancora oggi), cambiando istituto a ogni piazza. Oppure l’istituzione fantastica di una scuola itinerante che per una quindicina d’anni ha consentito ai bambini di diversi circhi di non cambiare istituto ogni settimana, ma di essere seguiti da un maestro che allestiva classi multilivello in una carovana che si spostava al seguito del Circo. Che esperienza!
E cosa dire della maternità? In un mondo in cui il lavoro coincide con la vita privata, in cui il luogo di lavoro quasi non si distingue dall’ambiente domestico, capita anche che la maternità si incastoni nei tempi e nei ritmi di lavoro. Inizialmente la Signora Anita – racconta nel libro – seppur forzata, accetta di attendere in una casa in muratura la nascita di Paride, ma poi prende il sopravvento l’impazienza di tornare al Circo, e la voglia di riavvicinarsi alla propria famiglia e al lavoro, anche se con un “pancione” ormai “In scadenza”, così che il piccolo Paride nascerà in maniera rocambolesca tra l’aeroporto e l’ospedale di Cagliari dove stanno montando lo chapiteau. Non sarà molto diversa la nascita di Cristian, il figlio di Sneja e Paride, con una altrettanto rocambolesca corsa in ospedale scortati dai carabinieri. Anche questo è il Circo!
Nella famiglia Orfei le donne hanno sempre avuto un ruolo speciale: in pista, nello spettacolo, ma anche in famiglia, nell’organizzazione. Donne forti che hanno lasciato un segno profondo. Anita Gambarutti è stata l’anima del Circo Nando Orfei. Co-protagonista assoluta, mai comprimaria. Sempre a fianco a Nando, nella buona e nella cattiva sorte; e non esita quando serve a entrare anche lei in gabbia tra le tigri. Carisma, coraggio, personalità da vendere. E quando Paride riceve la notizia della maternità di Sneja, e la paura di non essere adeguato in veste di genitore prende il sopravvento, con lo sgomento di trovarsi una responsabilità a cui fino a qualche istante prima non aveva pensato, quando la prima tentazione è di fuggire a quel peso e rinunciare a quel ruolo, è mamma Anita che ancora una volta risolve con decisione la situazione: “Sneja, tu porta avanti la gravidanza, se non lo volete voi, il bambino lo tengo io”. E’ una provocazione forse, ma ha l’effetto dirompente di ridestare in Paride il senso di responsabilità e il coraggio che in quel momento non aveva ancora trovato. La forza delle mamme del Circo. La forza della Signora Anita, vera e propria roccia e roccaforte della famiglia Orfei. Ieri come oggi.
E poi Nando, il gigante, sia metaforicamente che fisicamente. Il grande papà che conforta, protegge, e traccia la linea da seguire. Ho sempre sentito parlare di Nandino come di un uomo generoso, amante dei bambini. Più persone lo ricordano circondato dai bimbi del Circo, che prendeva su di se, anche fisicamente e li riempiva di giochi, regali e attenzioni. Li portava al negozio di giocattoli o in gelateria. E loro lo adoravano. Generoso da invitare a cena artisti e personale, al ristorante o nella mitica carovana che ha ospitato ospiti illustri, il “caravan Fellini” dove il Maestro era solito attardarsi per ascoltare i discorsi dei circensi e commentare gli spettacoli o lanciare idee per mirabolanti produzioni. Nando è l’eroe di Paride e si coglie questo sentimento in ogni riga.
Tra le righe, inoltre cogliamo due sentimenti apparentemente contrastanti, ma che saggiamente coabitano: la nostalgia per una fase della propria vita elettrizzante: nascere e crescere in un circo, nel momento in cui il Circo, quel Circo, è all’apice del successo, della popolarità, dell’apprezzamento del pubblico. In cui il circo è sempre pieno: di artisti in pista, di pubblico sulle gradinate. In cui c’era entusiasmo, voglia e mezzi per sperimentare, innovare, investire e togliersi tante soddisfazioni. Il successo che arriva dal Circo, dalla TV, dai settimanali. La popolarità riflessa.
Dall’altro lato la consapevolezza che quell’epoca con quelle caratteristiche è finita. Il Circo ha ancora una notevole forza, ma quel modello di circo si è evoluto in forme diverse e il pubblico chiede anche altro. E con maturità e lungimiranza, quando l’orizzonte inizia a mutare, Paride trova il modo per perpetuare la sua vita nel circo dell’oggi costruendosene uno, moderno, vicino alle persone, dove trasmettere l’arte circense ai giovani. Nasce il Piccolo Circo dei Sogni di Peschiera Borromeo. Un altro sogno realizzato, circondato dalla sua famiglia, dalle immancabili carovane testimoni dei maggiori fasti del circo classico, dalla sua inseparabile Sneja, grande protagonista di questo progetto in cui aleggia l’anima e lo spirito di Nando.
Dalle pagine del suo racconto biografico, Paride ci tiene anche a sfatare un mito, quello della presunta rivalità Togni-Orfei. E’ evidente che mediaticamente la querelle ha sempre funzionato e spesso i giornalisti l’hanno utilizzata come elemento di notiziabilità. Come del resto han sempre fatto tra Liana e Moira e in ambito sportivo tra Bartali e Coppi. E è innegabile che tra due imprese che operavano nello stesso mercato, sulle stesse piazze, è verosimile che ci sia sempre stata anche una sana competizione professionale, nel proporre spettacoli nuovi o per accaparrarsi piazze importanti. Ma allo stesso tempo, c’è un livello personale, che va aldilà della professione, a cui Paride tiene molto. E in diverse punti menziona Flavio Togni, quasi un fratello maggiore, comunque un amico che lo ha spronato nel prendere in mano il numero degli elefanti, per esempio. O che è stato vicino nel difficile momento della divisione tra i fratelli Orfei. Dunque, circhi concorrenti, forse, ma persone leali e solidali. E oggi tutto questo è sfociato, per esempio, nel legame di complicità, affiatamento e amicizia fraterno tra Paride e Marco Togni e le rispettive famiglie. Un rapporto che li vede molto affiatati nella direzione tecnica del Salieri Circus Award dove dietro le quinte, invisibili, ma efficientissimi, fanno in modo che gli spettacoli filino lisci… come una melodia!
Nel circo la carovana è tutto: è la casa, è la mensa, è l’ufficio, è la cucina, è il luogo di ritrovo e socialità, ma può essere anche il luogo di preghiera, la classe di scuola e la sala prove di un gruppo musicale.
Paride non si è limitato a imprimere su carta i suoi ricordi e sentimenti, ma è tornato alla musica, suo grande amore, da quando da giovane con altri coetanei della compagnia (il cugino Edoardo Guberti, l’amico fraterno Niky Torregrossa o sporadicamente il mitico Frank Bogino con la sua tromba), suonava e componeva musica in un camion trasformato in studio insonorizzato. E dopo aver inciso 45 e 33 giri, torna oggi a scrivere e a interpretare brani musicali per accompagnare le parole scritte con quelle cantate. Gli Orfei sono stati l’anello di congiunzione tra il mondo del circo e quello dei media, mettendo il loro volto in tutto quello che facevano, ribaltando sul circo la popolarità che hanno ottenuto in tv, al cinema, a teatro. Da Orlando a Liana e Moira, poi Nando e Rinaldo, infine Ambra, Paride, Stefano e Gioia, sono sicuramente i volti più conosciuti dal grande pubblico, anche al di fuori del Circo. Istrionici e polivalenti, hanno unito all’arte circense altri linguaggi ed arti. Paride ha scelto la musica oggi come allora.
Il filo conduttore del suo nuovo disco “Storie” è inevitabilmente ancora una volta quello del circo, la narrazione della vita seducente del circo, dal suo arrivo in nuove località al montaggio delle attrezzature (attraverso un brano strumentale “Ouverture” che ne ricrea in studio tutti i suoni) o ancora al suo rapporto con gli animali, come i cuccioli di tigre che da ragazzino allattava in carovana quando mamma tigre non li riconosceva. E ancora gli istanti che precedono l’ingresso in pista e il salto nel vuoto del trapezista, in quell’attimo di concentrazione in cui non devi pensare ad altro, neanche a come potrebbe andare a finire, sbagliando una presa. Paride si ricorda sul divano di casa, quando sente i discorsi dei grandi che fantasticavano progetti faraonici che poi presero forma nel Circo delle Mille e Una Notte. Oppure su quello stesso divano, accanto a papà Nando, ad ascoltare le sue storie o a inventarne di proprie per attirare la sua attenzione e prolungare quegli istanti magici.
I Brani dell’album
- OUVERTURE
- NIKY (dedicato a Niky Torregrossa)
- LE MILLE E UNA NOTTE
- STORIE (dedicato a Papà Nando)
- TIGRI NELLA NOTTE
- ARIA
- IN QUESTA CITTÀ
- SALTO NEL VUOTO
Libro e disco vanno a braccetto, sono i tasselli di un mosaico che compone la vita di Paride dalla giovinezza ad oggi. Quel circo in cui è nato e che gli rimane dentro sempre. E che ci auguriamo voglia continuare a raccontare.
Di Dario Duranti
La prefazione del libro è di Roberto Bianchin che con la sua penna saggia e disinvolta traccia un bel profilo di Paride delineandone con pochi tratti le caratteristiche più rilevanti della sua personalità e del suo percorso personale e artistico.
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