LA TIGRE SULL’ELEFANTE DI DAVIO CASARTELLI
Tutti i grandi circhi degli anni Ottanta-Novanta hanno avuto nei propri spettacoli dei marchi di fabbrica, dei fiori all’occhiello che li hanno contraddistinti e che sono rimasti iconici. Magari anche più di uno. Per il Circo Medrano uno dei momenti più spettacolari ed entrato nell’immaginario collettivo di tutti è il numero della tigre sull’elefante, realizzato da Davio Casartelli che rimarrà inciso nella storia, a chiare lettere, nel marmo… anzi… nella terracotta e cartapesta leccese come testimonia anche la fedele riproduzione che l’amico Mauro Cantoro (grande fan del Circo Medrano, che già anni fa fece riprodurre il rimorchio che ospitava il gorilla Katanga, nonché titolare di una monumentale collezione di video sul circo) ha commissionato agli artigiani salentini FattidiCarta di Presicce.
VIDEO DELLE PROVE
E SABATO AL CIRCO 1989
(Coll. Mauro Cantoro)
Si tratta anche del numero di cui Davio è più fiero e che lo ha iscritto nella storia del circo. Per chi non ha potuto vederlo, il numero prevedeva la presenza nella stessa gabbia di una tigre e di un elefante indiano vestito con finimenti bellissimi. La tigre saliva sull’elefante a sua volta posto su un elevatore circolare. Ad un certo punto l’elevatore rotante si azionava, portando in alto l’elefante con su la tigre e Davio. Nel momento di altezza massima, la gabbia di rete veniva calata suscitando nel pubblico brivido e stupore ed aumentando la spettacolarità del momento. Dall’elevatore si illuminavano cordoniere luminose e fuoriusciva del fumo. Tornato a terra, la tigre passava tra le zampe dell’elefante che ne impugnava la coda con la proboscide e dopo un giro di pista uscivano. Per un periodo la tigre saliva anche su una grande ruota e compiva una serie di esercizi. Abbiamo chiesto a Davio di raccontarci la genesi di questo numero, la sua storia, le difficoltà e soddisfazioni che ha incontrato.
Come ti è venuto in mente questo numero?
“Nell’inverno 1981/82 venne a lavorare da noi Louis Knie con i suoi tre numeri (3 tigri su tre 3 elefanti, il leone sull’elefante e il suo numero di tigri) debuttando qui a Torino e poi Milano, Varese, Como (Guarda il video storico di Roberto Guideri). Lì mi è venuto il pallino della tigre sull’elefante. Knie al mattino provava i suoi numeri e io andavo sempre ad aiutarlo.
Guardandolo pensavo che non c’era mai stato nessun italiano a presentare un numero del genere. Io sarei stato il primo, sarei entrato nella storia. Ma non mi bastava, volevo fare qualcosa in più, non volevo uguagliare i miei predecessori, bensì superarli. Così ho iniziato a pensare a cosa fare. Finché un mattino mi è venuta l’idea dell’elevatore su cui far salire l’elefante.
Ci ho messo un anno a mettere a punto l’idea e il problema fu che oltretutto costava molto: abbiamo speso circa 120 milioni di lire per farlo realizzare ed erano tanti soldi all’epoca. Era difficile investire tanti soldi per provare a fare una cosa che non sapevo ancora se sarei riuscito a portare a compimento. Non era scontato che ce la facessimo. E se avessi fallito? Come avrei giustificato quella spesa davanti alla mia famiglia? Dovevo costruire un elevatore apposta per questo numero, ossia con le luci sotto, gli zampilli d’acqua, il fumo, che girasse e sostenesse il peso dell’elefante e fosse sicuro e affidabile. Non era facile. Ho rischiato tantissimo”.
Quali difficoltà hai incontrato nelle varie fasi di preparazione di questo numero?
Prima ho lavorato per far salire la tigre sull’elefante. Poi sono riuscito a far passare la tigre sotto le gambe dell’elefante e a far sì che l’elefante con la proboscide prendesse la coda della tigre. Questo è stato il passaggio più delicato: l’elefante inizialmente rifiutava la coda in quanto probabilmente la sensazione del pelo del felino gli provocava una reazione di schifo o di diffidenza. Mi sono spremuto le meningi per capire come fargli superare quel blocco. Un giorno ho preso una vecchia pelle di tigre, l’ho imbastita su un castelletto su ruote, e ho iniziato a farla girare intorno all’elefante così da farla diventare famigliare all’elefante. Finché finalmente si è avvicinato e l’ha presa spontaneamente con la proboscide. A quel punto ha vinto le resistenze e il gioco era fatto. Avevo superato lo scoglio più difficile, più arduo ancora di salire sull’elevatore ad otto metri di altezza. Anche per le fasi successive c’è voluto il suo tempo, ma ormai la strada era spianata.
Quando hai debuttato con la tigre sull’elefante?
Il debutto è avvenuto in Spagna nel dicembre 1988 al Circo Mundial con cui eravamo in società per un periodo invernale, istallato nella Plaza de Toros Las Venta di Madrid. C’era la televisione spagnola che riprese lo spettacolo e lo trasmise la sera di capodanno. Fu una bella soddisfazione debuttare in quell’occasione e mi portò fortuna: presentai quel numero per i 12 anni successivi. Per metterlo a punto ho ammaestrato in tutto 3 tigri, con l’aiuto indispensabile di Angelo Alessandrini. La tigre principale era Boy, mentre l’elefante era la Tali. Con quel numero ho fatto decine di televisioni, tra cui Sabato al Circo nel 1989.
Perché non hai mai presentato questo numero a Monte Carlo?
Effettivamente questo è sempre stato un mio cruccio e quando preparavo questo esercizi pensavo proprio al Festival. Nel periodo in cui il numero fu pronto, era direttore artistico del Festival Jacques Provence, amico della famiglia Reale, con competenze in ambito teatrale, ma poco esperto di circo.
Devos non venne mai a vedere il mio numero, nonostante i ripetuti inviti, e non amava scritturare gli artisti su videocassetta. Negli anni a venire, successe sempre qualcosa che impedì la mia partecipazione con quel numero che peraltro prevedeva anche non pochi problemi tecnici: per esempio avrei dovuto portare la mia gabbia di rete, con il meccanismo a discesa rapida che non era molto semplice da installare nella struttura del Festival.
Sarei potuto andare nel 1995, quando in gara c’erano già i fratelli Bello con il numero di icariani e le nostre tigri mandate da Alfred Beautour, ma ci fu un equivoco con la direzione del Festival. Nel 1997 portammo gli elefanti, l’esotico e i cavalli e non volevo bruciarmi il numero con la tigre insieme a tutti gli altri. Poi abbiamo vinto il primo Oro e avremmo dovuto aspettare un po’ per tornare al Festival. Nel 2001 poi la tigre iniziò a stare male e dovetti sospendere il numero.
Che quel numero non abbia partecipato al Festival di Monte Carlo ha una importanza relativa (non per Davio ovviamente) in quanto in 12 anni di attività è stato proposto nelle tournée di tantissimi paesi europei e non ed è stato ripreso da innumerevoli televisioni italiane (come la serie di Rai Tre e Sabato al Circo in primis), ma anche all’estero appunto.
IL VIDEO
Il video che vi proponiamo (tratto dalla vasta collezione di Mauro Cantoro) in questa pagina (CLICCA QUI) ripercorre fasi di prove di questo numero riprese ad Annecy nel giugno 1988 durante la tournée in Francia del Circo Medrano con l’insegna Casartelli. Avrebbe debuttato pochi mesi dopo, come ha raccontato più in alto Davio, a Madrid per poi raggiungere Napoli per le Feste 1988/89. Un anno dopo, a novembre 1989 la famiglia Casartelli-De Rocchi siede nel palco di Sabato al Circo al gran completo in occasione della puntata interamente dedicata al Circo Medrano nel corso della quale Davio con la moglie Wally presentano il numero della tigre sull’elefante. Il video dunque propone nella prima parte le prove, con Angelo Alessandrini che prepara le tigri Boy e Susy e Davio che segue l’elefante e la combinazione. E nella seconda parte la partecipazione a Sabato al Circo. Un bel percorso che rende omaggio a questo numero… “indimenticabile”!
L’OPERA ARTISTICA
Oggi, come dicevamo in apertura quel numero è immortalato in un’opera ideata e commissionata da Mauro Cantoro e realizzata dal laboratorio artigianale “Fatti di Carta” che tende a produrre lavorazioni artistiche in cartapesta e terracotta. con sede a Presicce in provincia di Lecce dove la lavorazione della cartapesta trova numerose forme di espressione sia sacra che artistica.
“L’opera che abbiamo avuto il piacere di realizzare dedicata a Davio Casartelli del Circo Medrano – spiegano gli artigiani Antonio Cazzato e Roberto Schiavano, autori dell’opera – fonde entrambe le nostre caratteristiche. L’elefante (come anche la tigre) è stato infatti pazientemente modellato in argilla e quindi cotto (terracotta). L’artista invece è stato realizzato con la classica tecnica della cartapesta leccese. Ovvero: testa, mani e piedi modellati in terracotta che successivamente abbiamo collocato su uno scheletro di fil di ferro impagliato con paglia e spago per dargli le forme. Abbiamo quindi modellato le vesti con carta e colla (una colla artigianale fatta di farina e acqua). Con la “focheggiatura” l’abbiamo migliorato, bruciando e stirando con dei ferri arroventati la carta. Per finire abbiamo dipinto tutti i personaggi cercando di essere quanto più fedeli agli originali, con particolare attenzione ai piccoli particolari e alle decorazioni”.
Testo a cura di Dario Duranti
Video Collezione Mauro Cantoro
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