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9/04/2004: Cirque du Soleil: “Noi, costruttori di sogni” (da “Il Corriere della Sera”)

CIRQUE DU SOLEIL COLLABORA CON LA SCUOLA DI CIRKO PER IL "WELCOME PARTY"
Cirque du Soleil: Noi, costruttori di sogni (da "Il Corriere della Sera")

 

A Milano dal 29 aprile e poi a Roma
Cirque du Soleil: «Noi, costruttori di sogni»

Arriva lo show diventato un fenomeno mondiale. Ispirazione felliniana, tra poesia e tecnologia

LIONE – Chi è passato negli ultimi quindici anni a Las Vegas sa che trovare un biglietto per gli spettacoli del «Cirque du Soleil» è impresa ardua, bisogna prenotarli mesi prima, come il 7 dicembre alla Scala. Questa multinazionale del divertimento arriva per la prima volta in Italia, a Milano (piazza Cuoco) dal 29 aprile, e tornerà in ottobre a Roma.

Delle nove produzioni in giro per il mondo, David Zard porta la più antica, «Saltimbanco», che in dodici anni è stata applaudita da 7 milioni di persone. Quel che resta del circo tradizionale è la pista circolare, ma non è ricoperta di sabbia, e non c’è odore di zucchero filato. Non trovi nemmeno domatori con la frusta o tigri in gabbia che saltano nel cerchio di fuoco.

Il circo del futuro è uno spettacolo popolare e raffinato allo stesso tempo, rivolto agli adulti prima di tutto («sono il 90 per cento», ci dicono) che ritrovano l’età dell’innocenza, nei loro sguardi vedi lo stupore di un bambino. È un intreccio continuo tra Commedia dell’Arte, acrobazie, danza, con rimandi a Fellini e al teatro di Peter Brook. Qui l’eccesso è la misura, stupire è la regola, l’incanto è la norma. E anche quando ti sembra di averli già ammirati, gli esercizi di trapezisti e giocolieri, sbuca un azzardo in più: già vista l’equilibrista sul filo sospeso nell’aria? Qui però, tenendo in mano un ombrellino, volteggia tra due funi parallele ad altezze diverse, andandosene a spasso in monociclo.

Il sogno incontra la tecnologia, la poesia va a braccetto con la potenza fisica, fughe oniriche e pose leonardesche, maschere iper-moderne e nasi a becco o alla Cyrano; ali e code formano alieni da cartoon bizzarri, vestiti di panni con le tinte primarie dell’arcobaleno, fluorescenti o elettriche. Ecco creature multicolori che si arrampicano sulle pertiche cinesi, creando disegni armoniosi con forza e velocità, gatti che si muovono sinuosi a un ritmo ipnotico, e poi cadono come stelle comete dal cielo, scendono in picchiata frenando, inchiodando con le caviglie, in un groviglio di corpi manipolati.
Una band punteggia di rock i vari numeri, lo spettacolo è pieno di musica e fermenti teatrali. C’è un filo rosso, storie e simbologie lievi che si possono seguire in modo semplice e profondo, spesso l’azione si svolge su più luoghi e lo spettatore, come avesse il telecomando di Sky, può scegliere l’inquadratura che gli piace. In «Saltimbanco» i fili, dipanati dal gomitolo dell’immaginazione, sono tre: l’antico sogno di volare, l’urbanizzazione e l’evoluzione della specie umana raccontate da un bambino che diventa re. Ma più che la storia (che segue i geroglifici di lingue inventate, che non esistono, fonemi e suoni disarticolati) contano «gli archetipi emozionali che toccano uomini di tutto il mondo», dice il coordinatore artistico Matthew Jessner.

In questa macchina dei sogni, fatto con un amore che abbandona la prudenza e si perde, ci vuole complicità, e incontri il clown che gioca con la platea, e si viene portati via di peso o si resta coi pantaloni calati, senza quella soffice malinconia che si portano dietro i vecchi clown col naso di cartone e il viso pieno di rimmel e lacrime finte. Tra i cinquanta interpreti di «Saltimbanco», non pochi sono gli artisti di strada, i ballerini, gli ex atleti olimpionici che danno vita a piramidi umane che sfidano le leggi di gravità. «Non ci sono animali, ma non è una dichiarazione politica» dice Jessner. La carovana dove batte sempre il sole dell’adolescenza è uno spettacolo totale che nasce sotto tre tendoni bianchi: uno per lo spettacolo, uno per il merchandising (sono arrivati in Italia i dvd, distribuiti dalla Columbia Tristar), il terzo dove gli artisti (che vengono da 15 Paesi) si rilassano, mandano mail, leggono libri, si truccano, fanno palestra o fisioterapia. Fuori, una casa prefabbricata ospita la scuola (riconosciuta e con metodo canadese, dove tutto è cominciato, nel 1984) per i dieci bambini del gruppo. La magia sta per arrivare.
Valerio Cappelli

da “Il Corriere della Sera”

Salerno (Italy) – 09 April 2004 – 10:27:07

 

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