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8° Festival del Circo “Città di Latina”: Solido e maturo. Ricca partecipazione italiana

8° Festival del Circo “Città di Latina”: Solido e maturo

E’ stato un Festival con i fiocchi quello che è andato in scena a Latina dal 19 al 23 ottobre scorso. Un festival che è riuscito nel suo scopo principale: quello di lanciare nel contesto circense europeo alcuni talenti ancora poco noti e inediti e contemporaneamente, garantire al pubblico dei non addetti ai lavori uno spettacolo completo, vario e interessante. Ogni anno la famiglia Montico cerca di introdurre elementi nuovi per arricchire il proprio cartellone di eventi e rafforzare così il Festival come appuntamento internazionale. Quest’anno sembra che nulla sia andato storto e l’ampio ventaglio di attrazioni ha dato uno spaccato realistico e completo sul panorama circense contemporaneo. Un panorama che vede ancora forte la tradizione italiana con dei numeri di animali molto validi, ma anche con una serie di giovani emergenti, provenienti dai circhi medi che godono di minor visibilità, salvo regalare dei veri e propri exploit in occasioni come questa. Forti come sempre i prodotti dei circhi moscoviti e della scuola cinese la cui presenza nei programmi va sovente di pari passo con l’assegnazione di premi ai piani alti del palmarés. Ma a fianco di queste conferme, non mancano attrazioni interessanti e di indubbio livello artistico provenienti dalle esperienze del “circo contemporaneo” attraverso le scuole scandinave, francesi, belga e canadesi che rappresentano la direzione verso cui il circo sta inevitabilmente dirigendosi, con uno sterminato repertorio di artisti freschi e ricchi di idee innovative, magari ancora da sviluppare dal punto di vista tecnico, ma sicuramente portatori di stili ed esperienze originali.

L’ottava edizione ha visto la creazione del Premio della Critica Giornalistica, una iniziativa lodevole che restituisce dignità alle firme che si dedicano al mondo del circo, figure purtroppo ormai legate a un passato in cui il circo era protagonista sulle pagine dei giornali e non solamente nella pagina della cronaca nera o negli annunci degli spettacoli, al fianco degli orari dei film al cinema. E’ un po’ questa l’amara conclusione cui è giunto il convegno intitolato “Scrivere di Circo” che, attraverso la presentazione della tesi di laurea di Valeria Bolgan, ha messo in luce questo rapporto sempre più problematico tra il mondo della carta stampa e quello della segatura.

Gli artisti fuori concorso

Non vogliamo sbilanciarci troppo o mancare di obiettività, ma senza nulla togliere agli artisti in gara riteniamo che la vincitrice morale di questo Festival possa tranquillamente essere Yvette De Rocchi Bellucci che ha portato a Latina la meravigliosa cavalleria del Circo Embell Riva. Tanto entusiasmo nasce dalla constatazione che attualmente questo è probabilmente uno dei numeri equestri più perfetti e sontuosi sulla scena italiana, per non parlare dello charme e dello stile di Yvette che aggiunge molto a un numero che regala una bella serie di debout finali davvero gustosa, per non parlare della capriole che in Italia in troppi pochi circhi riusciamo ancora ad ammirare. La conferma di questo nostro giudizio ci arriva anche dall’interesse che anche il Festival di Mosca ha dimostrato verso la nostra bella ammaestratrice e ci auguriamo che quanto prima anche nel Principato del circo si accorgano di questo stupendo quadro equestre.

Rimanendo in tema di numeri fuori concorso una menzione va a  Redy Montico che ha montato in questi anni un bel numero misto con cinque maschi e due tigri, oltre a possedere nella propria scuderia un numero di tigri al Circo Bellucci ed un terzo numero misto, molto giovane, mandato da Perinho Schneller al Circo Monte Carlo (D’Amico).

I numeri in gara

Ventuno le attrazioni in competizione quest’anno provenienti davvero da tutto il mondo. Unanime il plauso per il trionfatore di questa edizione: il giocoliere russo Semen Krachinov, dotato di una tecnica davvero impeccabile e di una presenza scenica fuori dal comune per un artista così giovane. Qualche sbaglio dovuto all’emozione nella serata finale non ha assolutamente intaccato il valore del suo lavoro che gli è valso non solo il primo premio, ma anche il Premio della Critica. Questo grazie ad una routine molto originale che si concludeva con nove palline sia a terra che su un monociclo. Davvero bravo e trascinante!

Ancora più impeccabili, ma meno coinvolgenti le contorsioniste cinesi. Rigorose, precise, perfette, ma anche algide, artificiose e forzate. L’indiscutibile livello tecnico le ha di diritto condotte sullo scalino più alto del podio (a pari merito con Krachikov), ma una valutazione artistica ed etica potrebbe mettere in discussione il premio, non perché non se lo meritino, ma perché prima o poi sarà necessario interrogarsi sui metodi formativi della scuola orientale che non si ferma di fronte alla giovanissima età di alcune artiste. La riflessione inevitabilmente dovrà essere a livello europeo perché troppo spesso si sorvola sulle pratiche talvolta davvero eccessive e poco rispettose della dignità umana inflitte dagli istruttori cinesi. Pratiche forse celate agli occhi del pubblico, ma ben note a tutti gli operatori del settore. La legge dello spettacolo impone la ricerca della spettacolarità e queste giovani artiste sicuramente hanno proposto qualcosa di veramente eccezionale: una piramide di sei contorsioniste, in rotazione su un praticabile. Decisamente d’effetto!

Ed è senz’altro la spettacolarità ad aver assegnato il terzo Oro alla troupe di pattinatori acrobatici Isaev. Bei voli e un ritmo molto sostenuto hanno esercitato la dovuta presa sul pubblico che si è fatto trascinare volentieri dalle loro spericolate evoluzioni.

I tre moschettieri italiani

Nutrita la rappresentanza italiana, e non solo per quantità: tre artisti giovani e tutti molto dotati hanno portato alto il nome del circo italiano. Iniziamo da Erik Niemen, giovane prodigio formatosi al filo basso alla scuola di papà Adamo e perfezionato da Fatima Zohra e Aguanito Merzari.

Nonostante la forte tensione percepita da questo artista nei giorni del Festival, Erik ha saputo tener testa alla manifestazione spiccando per la propria grinta. Bello il salto mortale conclusivo e i passi di flamenco sul cavo. Più che meritato l’Argento.

Interessante anche il lavoro di Derek Coda Prin alla scala libera, stella del Circo Alex Hamar, che si è portato a casa un Bronzo. Molto graziosa la performance di Aljosha Coatti al palo cinese, confezionata all’Accademia con Andrea Togni.

È molto originale e innovativa questa specialità generalmente appannaggio di artisti provenienti dalla scuole franco-canadesi, più che dalla tradizione circense. Purtroppo le condizioni fisiche non ottimali (a seguito di un’influenza) hanno intaccato leggermente il suo smalto, ma siamo certi che un lavoro del genere (peraltro in via di perfezionamento) non potrà che trovare il giusto apprezzamento nel momento in cui Aljosha si affaccerà definitivamente all’ambito professionale.

Tre gli Argenti assegnati: oltre al nostro Niemen, la giuria ha giustamente premiato la coloratissima Troupe Marx (più noti in Italia con il nome Charinin o Sharinin)  che per due edizioni consecutive ha animato gli spettacoli del Festival di Monte Carlo con un elettrizzante numero di salti alle corde e una serie di interventi molto coreografici. A Latina oltre alle corde, i Marx hanno presentato anche un numero di hula hop tecnicamente molto valido, anche se su musiche tecno poco appropriate. A loro dunque, oltre all’Argento per le corde, un bronzo per l’hula hop. Il terzo argento alla coppia di contorsioniste mongole Dulamsuren Naranguya e Enkhbaatar Baasansuren dallo stile molto coerente con lo stile mongolo ormai piuttosto diffuso, ma dotate di precisione e un paio di figure di grande impatto visivo.

Per quanto riguarda i bronzi, oltre al già menzionato Derek Coda Prin, la giuria ha premiato Anna Snetkova e Evgenia Avaseva protagoniste di un originalissimo numero di mano a mano al femminile composto da figure innovative (cosa rara per il mano a mano, oggi particolarmente in voga) e accompagnate da una musica molto appropriata e trascinante.

Tra i numeri più interessanti che non sono riusciti ad aggiudicarsi il podio, ma ugualmente ricompensati da numerosi premi cosiddetti minori, doverosa la segnalazione della performance ai pattini dei Fratelli Arata, figlia di Carmen Garcia e del compianto agente Billy Arata.

Un numero fresco e giovane che promette di affermarsi ulteriormente non solo nel circo, ma anche e soprattutto nei teatri di varietà, di cui, Italia esclusa, è molto ricca l’Europa centrale. Emilia Arata ha dato vita anche ad un bel numero di tessuti, dimostrando una buona presenza scenica, oltre ad una certa sicurezza nel porsi al pubblico.

Discutibile, ma interessante il lavoro alla ruota della morte del messicano Guillerme Fernandez Castillo. La sua spericolatezza e la drammatizzazione che ha accompagnato alcuni momenti (tra cui un salto mortale eseguito al di fuori della ruota in movimento, tra non poche inevitabili incertezze) hanno colpito decisamente la platea, ma anche scioccato gli addetti ai lavori che ancora una volta si sono interrogati sull’opportunità di far eseguire ad artisti tanto giovani numeri così rischiosi. Un ultimo numero su cui vogliamo soffermarci è quello del russo Oganisyan: ironico giocoliere in abiti da calciatore juventino (nel periodo caldo dell’inchiesta Moggi!) in grado di giocolare fino a sei palloni da calcio, in equilibrio su una sfera. Se la presenza scenica e lo stile hanno talvolta lasciato spazio a una costruzione un po’ old style del numero, è innegabile un ottimo controllo della tecnica dell’esibizione e l’originalità della sua performance ne fa un numero molto gradevole. La giocoleria ancora una volta esce dal Festival di Latina a testa alta dimostrando che il filone è ancora ricco di giovani talenti, tecniche ed idee.

Tutti i numeri non citati in questo sommario excursus meriterebbero una menzione per un particolare, un’idea (parola molto ricorrente in questa manifestazione giovane e giovanile), una musica o un allestimento. Tuttavia ci pareva giusto selezionare gli artisti che maggiormente hanno inciso su questa edizione.

Vogliamo concludere notando il grande afflusso di pubblico che ancor più dell’ultima edizione, ha riempito lo chapiteau del Festival in quasi tutti gli spettacoli. Segno di una maggior presa di conoscenza del valore di questo evento a livello anche locale, oltre che nazionale. Latina è cresciuto ed ha raggiunto oggi un livello decisamente interessante. L’esperienza delle prime edizioni è stata sicuramente interessante per arrivare sin qui e la struttura odierna (con la commistione tra numeri di animali e giovani talenti, tra attrazioni in gara e fuori concorso) denota maturità. La continuità è un valore e ci auguriamo che elementi quali l’orchestra (sempre molto efficace) e la presentazione (affidata alla voce esperta di Andrea Giachi e allo charme della statuaria Zaira Montico) e la direzione di pista (nelle solide mani di Tommy  Cardarelli, del figlio Loris e di Fulvio Medini) restino nel dna di questa kermesse che di anno in anno mette una candelina in più sulla propria torta. Candeline che i Montico possono con orgoglio soffiare grazie alla loro dedizione e alla passione di tutti i membri della loro famiglia.

di Dario Duranti
Foto Fabio Marino

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