Covid: stop ai circhi e se lo show si concludesse davvero?
Polemiche per elefanti e cammelli del circo Rinaldo Orfei fermi nel parcheggio del centro commerciale Forum da mesi. E l’Associazione Amici degli Animali propone il modello della fattoria didattica
“The show must go on”, ben prima di essere il titolo di una canzone dei Queen, fu la celebre frase pronunciata da Phineas Taylor Barnum, vissuto tra il 1810 e il 1891, creatore dell’omonimo circo e celebrato in tanti film, l’ultimo dei quali The Greatest Showman, con Hugh Jackman.
Ma con il covid lo spettacolo dal vivo, e in particolare quello circense, si è fermato anche in Sicilia. Tra le polemiche, perché le associazioni animaliste hanno protestato per la “detenzione” degli animali.
Federazione dei Verdi Sicilia, Fronte di resistenza comunista e Associazione Mann sono tornati a tuonare contro il Circo Orfei Darix Martini nel parcheggio dello stadio di Messina, nonostante Mary Foti, garante dei diritti degli animali per il Comune di Reggio Calabria, avesse bollato le polemiche come “miopi e vuote di contenuti concreti” perché gli animali del circo sono “nati e allevati in cattività da diverse generazioni, e sarebbero assolutamente incapaci di sopravvivere in un ambiente naturale”.
Polemiche anche a Palermo, dove, dal novembre scorso, nel parcheggio del centro commerciale Forum, stazionano i tendoni gialloblù del Circo Rinaldo Orfei, bloccato dalla “zona rossa”.
La direzione del Circo il tre gennaio scorso aveva realizzato dal Forum di Palermo e dal giardino del castello di Maredolce – in collaborazione con la cooperativa Liberamente e il Comune – lo spettacolo “Accendiamo una luce” per ricordare ai Palermitani la propria esistenza.
Nell’indifferenza di una città dove il numero di contagi continua a salire, sulla questione il presidente dell’Associazione Amici degli Animali di Palermo, Salvo Piazza, ha deciso di lanciare attraverso il Qds.it una interessante proposta, sottolineando come, sulla questione animali, “Diverse associazioni si mobilitano per pochi giorni, durante le feste di fine d’anno, dando vita a vibranti proteste utili solo a mettersi in mostra”.
“In passato – ha aggiunto – proposi un censimento degli animali del circo, così da evitare future riproduzioni tra loro. Ovviamente alle autorità andrebbe il compito di controllare periodicamente i numeri e le coppie
degli animali censiti”.
“Si tratta di animali – ha spiegato – che soffrono molto nello spostamento oltre che nella permanenza in città, spesso soggetti a inquinamento acustico e chiaramente estranei ai loro habitat naturali”.
Piazza ripropone la questione etica, sostenendo come, se da bambini applaudivamo contenti alla fine degli spettacoli circensi con cavalli e leoni, oggi, con una consapevolezza da adulti, non potremmo farlo sapendo che gli animali, talvolta, vengono narcotizzati durante le esibizioni e sono costretti a vivere in spazi stretti e angusti, privati della loro natura selvatica.
Così suggerisce un’alternativa al circo tradizionale: negli spazi verdi del palermitano in cui opera Amici degli Animali, infatti, l’idea è quella di creare una “fattoria didattica” in cui animali da tenuta – non certo elefanti o cammelli – possano fungere da supporto educativo per i più piccoli.
“Spesso – nota Piazza – i bambini vedono animali come asini o cavalli solo in televisione o su internet. Vivere queste creature a chilometro zero regala sensazioni impagabili; me ne accorgo quando vedo i loro sorrisi, l’emozione dipinta sui loro volti”.
Ovviamente l’idea di una fattoria didattica non risolve la questione legata ai circhi, tuttavia, secondo Piazza, ciò porterebbe a ripensare l’asse su cui poggia l’intero sistema.
Una nuova logica sostituirebbe, insomma, la dicotomia del circo contemporaneo tra domatore e animale, per abbracciarne una dal respiro decisamente friendly: l’intesa, cioè, tra un allevatore e un amico a quattro zampe, che vivendo all’aria aperta entri in empatia con chi ogni giorno, tra
stalle e fienili, si prende teneramente cura di lui.
Gioacchino Lepre
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