Mostriciattoli saltimbanco… Chi ha paura dei clown?
Non c’è nulla di più pauroso di un clown dopo mezzanotte
di Alessio Di Lella
C’è un termine nuovo per indicare una particolare forma di fobia dell’uomo, studi recenti ne hanno identificato i sintomi in una persona ogni sette: è la coulrofobia, ovvero la paura dei clown. Se in psicologia è stato studiato che la paura nasce sempre e comunque da una percezione dell’ignoto da parte della nostra psiche, la figura del clown incarna l’espressione più irrequieta di questa forma di non conoscenza.
Maschera e volto che coincidono, abiti dichiaratamente non uniformi né nei colori né nelle taglie, agire sociale perennemente carnevalesco, i clown raffigurano quello scarabocchio in un mondo di linee rette dove il disordine incute terrore. L’unico posto dove il clown viene percepito come “regolare” è al circo, sospensione dell’ordine mondano per antonomasia al di fuori di esso, è invece una figura terrorizzante, destabilizzante ed irrequieta.
La cultura popolare s’è mostrata naturalmente assai percettiva di questo sentimento comune. Al cinema ad esempio, viene segnalato tra gli albori del genere horror il bellissimo “Freaks” (Tod Browning, 1932). Il film narra le vicende di ordinaria routine del gruppo di “fenomeni da baraccone” che si muove per le cittadine americane con il suo circo itinerante. Nei tempi al di fuori degli spettacoli, simpatici mostricciatoli, nani, persone deformi ed artisti stravaganti vivono le loro storie di amore, amicizia, vizi e tradimenti. Queste relazioni morbose si scontrano con l’unica persona “normale” della comitiva, la trapezista Cleopatra, che cerca di maritarsi il nano Hans per poi ucciderlo ed accaparrarsene l’eredità. Nonostante l’approccio sociale di denuncia dei pregiudizi di razza (nel film l’unico vero “mostro” è la normale Cleopatra), “Freaks” fu censurato dalla Metro Goldwyn Mayers, che ne ritirò anche la distribuzione nei cinema. Questo perché Tod Browning reclutò, da ogni parte del mondo, attori che realmente erano così come vediamo nelle loro parti recitate nel film: nani, effeminati castrati, malformati in volto o in busto, monchi di gambe o braccia. Oggi “Freaks” è un film culto per gli amanti del cinema, il prodromo della vita circense raccontata sul grande schermo in tutto il suo fascino raccapricciante.
In letteratura, lo scrittore vivente più letto al mondo ha consegnato alla figura del clown l’avatar di un’entità misteriosa capace di leggere e colpire i nostri incubi più ricorrenti: “It” di Stephen King, romanzo pubblicato nel 1986, racconta la storia del Club dei Perdenti, nove undicenni della cittadina americana di Derry che nel 1958 si trovarono a dover affrontare una strana creatura senza nome che si nutriva dei bambini della popolazione. Stanatolo nelle fogne di Derry, i nove amici si separeranno e vivranno le loro vite, per poi ritrovarsi 27 anni dopo quando It uscirà di nuovo allo scoperto. Stephen King scrive un romanzo che chiude un cerchio, quello cominciato con il racconto horror “L’Horlà” di Guy de Maupassant e proseguito da Lovecraft in poi, della cultura novecentesca incapace di definire le paura umane, dispersa tra i modelli figurativi delle sue dimensioni, narratrice di tutto ma osservatrice di nulla. L’indefinibile creatura proviene dallo spazio come le divinità di Howard Phillip Lovecraft, abita gli animi delle persone come gli spiriti neri di Edgar Allan Poe, ed assume ogni volta un aspetto diverso, come la cultura popolare della quale “It” è un apologo sui suoi soggetti narrativi. It incarna le paure individuali attraverso le quali può darsi consistenza fisica: squalo, zombie, lupo mannaro, gremlin, mummia. Parla per luoghi comuni, utilizza le vesti di un clown per apparire come riconoscibile sconosciuto agli occhi dei bambini.
C’è stato un adattamento televisivo nel 1990 per la regia di Tommy Lee Wallace, con l’interpretazione di Tim Curry nella parte del clown Pennywise ormai entrata nelle memorie dell’immaginario collettivo. Montato in due episodi e rivisitato in alcune correzioni della trama (il finale ad esempio è stato completamente riscritto rispetto al romanzo), l’”It” televisivo ha fatto conoscere al mondo intero la storia di Derry e del suo incubo peggiore, immortalando la figura del clown nella sua tipologia d’orrore. Non va però al film di Tommy Lee Wallace il merito di aver per primo portato in un film la spaventevole figura del clown in vesti di mostruosità: nel 1988, infatti, Stephen Chiodo, tecnico degli effetti speciali nei primi film di Tim Burton, passa alla regia per girare il b-movie “Killers Klowns from outer space”, dove un piccolo paese di campagna degli Stati Uniti viene invaso da un clan di alieni giunti attraverso un meteorite. Gli alieni sono dei clown con il ghigno deforme e seminano il terrore tra gli abitanti del posto. “Killers Klowns from outer space” è un vero e proprio film culto per gli amanti del cinema di serie B (o Z, fate voi), attualmente non distribuito in Italia in DVD, introvabile in VHS, trasmesso però decine di volte sui canali delle piccole reti private nel mentre degli anni Novanta. Il Morandini lo definisce una “bizzarra miscela di fantasy, brivido e umorismo macabro che ha il merito di portare le sue premesse sino alle estreme conseguenze”, del film non si può non amare il goliardico lavoro di effetti speciali “analogici” che fanno della psichedelia fantoccesca e sanguinosa un gustoso festival della visione.
Cinema e letteratura ovviamente non possono ignorare il contributo di un personaggio dei fumetti che ha fatto del clown la maschera diabolica per antonomasia: il Joker. Nato nel 1940 sul primo numero di “Batman” delle edizioni DC Comics, il Joker ha avuto circa venti trasposizioni crossmediali tra le sole opere maggiori di cinema, teatro e serie televisive. L’ultimo film avente il Joker protagonista, “Il Cavaliere Oscuro” (“The Dark Night”, Christopher Nolan, 2008), ha incassato circa un miliardo di dollari in tutto il mondo, battendo svariati record di box office settimanali e complessivi. Proviamo ad analizzare i motivi per i quali il Joker è la figura del cattivo per antonomasia: a conti fatti, Batman e Joker danno la forte sensazione che l’uno sia esattamente come l’altro abbia paura che appaia. Sono due poli opposti che si attraggono con violenza. Se Batman è nero, simbolo monotono della Legge e delle sue forze di polizia, ed ha le sue armi migliori nella tecnica, nella tecnologia, nella rigorosità dei suoi movimenti sul territorio civile, Joker è, al contrario, esplosione di colori, identità seducente, tensione allo scoop. Batman è ordine, linearità, progetto, abilità tecnica, il Joker è disordine, saltimbanco, improvvisazione, trucchetto di prestigio. Batman è il segreto, Joker è la messa in scena. Joker è molto ricco, come Batman, ma la sua ricchezza ha sfociato nel vizio, nel profano, nella dissacrazione anti-istituzionale, al contrario di Bruce Wayne, che usa la sua ricchezza al servizio della società: il Joker è eccesso di consumi, Batman è invece eccesso di produzione, ed in tal senso l’uno ha creato l’altro. Il Joker non ha fissa dimora, lui abita il territorio metropolitano, mentre Batman, ogni volta, è costretto a tornare nella sua tana-caverna. Joker è un Male lussurioso, è una risata irreversibile, che non potrà mai rimarginarsi. E’ il volto adattabile di un Male sempre attuale, è il succo centripeto di tutto ciò che c’è di sbagliato nella nostra società occidentale. È una ferita nata dal piacere cui tutti possiamo accedere, quello del vizio capitale, del consumo sradicato dal ciclo produttivo. Balla, detta ritmi, ama il Caos. Non piange mai.
Se la figura del clown, del “freak” circense vi affascina, consumate e coltivate senza freni ogni prodotto culturale a tema. Se invece odiate l’irrequieto soggetto, dite la vostra visitando il sito www.ihateclowns.com , portale anti-clown dove potete trovare gadget, forum di discussioni, notizie e approfondimenti nei confronti degli odiatissimi clown. Lon Chaney, il più famoso attore di film horror del cinema muto, diceva che “non c’è nulla di più pauroso di un clown dopo mezzanotte”. A circa un secolo dai suoi tempi ormai, questo tipo di paura non è ancora caduta a terra.
cultumedia.it
04/02/2009 12.38.0
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