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IN RICORDO DI MARIO VULCANELLI E DEL CIRCO WULBER

Circo Wulber

IN RICORDO DI MARIO VULCANELLI E DEL CIRCO WULBER

Nei giorni scorsi abbiamo perso un altro personaggio di rilievo per il Circo Italiano: Mario Vulcanelli. Abbiamo detto di rilievo perché ha fondato e guidato un circo che per tanti anni ha avuto un peso importante nel panorama italiano.

Nato come Circo Vulcanelli, il complesso guidato dal giovane Mario ha sempre avuto il proprio punto di forza nella famiglia, una famiglia allargata, estesa, arricchita da sei figli (Loredana, Ketty, Tiziana, Gilda, Matteo e Claudio) polivalenti e talentuosi che sin da giovani hanno fatto la differenza negli spettacoli in cui hanno lavorato, per poi affermarsi con le rispettive famiglie anche al di fuori del circo paterno.

Mario da giovane fu clown (“Mariolino”), ma anche domatore prima di iene (a metà degli anni Sessanta si esibiva con due esemplari) e successivamente, dal 1969 al 1983 di leoni, prima di lasciare la pista alla figlia Gilda (e in alcune occasioni anche al figlio Matteo).

Intorno al 1968 il nome Circo Vulcanelli lascia il posto all’insegna Circo Wulber, acronimo del nome del padre di Mario (Alberto Vulcanelli). Il Circo Wulber vantava un buon parco animali e ottime scritture. Per un periodo infatti vi lavorò la famiglia di Arlette Gruss con il proprio numero misto di felini ci furono società con la famiglia Cristiani, collaborazioni con i Casartelli, con la famiglia di Rudy Althoff e con i Gartner i cui elefanti erano di casa sotto lo chapiteau dei Vulcanelli.

Nel 1980 l&rsquoinsegna assume una connotazione più esotica: “Wulber, il Grande Circo di Berlino. E’ in questo periodo che Mario sceglie di raddoppiare i numeri di gabbia: oltre al proprio numero di leoni figura sovente in programma anche un numero di tigri: prima Darix Larible, poi Eugene Weidman e infine Ettore Weber, allievo di Weidmann.

 

Nel 1983 un ulteriore balzo in avanti con l’assunzione delle tre piste: uno chapiteau a 6 antenne, di misura 60 x 36 di colore blu e teli di giro bianco-rosso-blu inaugurato in Sicilia a Piazza Armerina. All’interno una pista centrale e ai lati due piste lievemente inferiori. Diversi i numeri proposti in contemporanea nelle tre piste mentre gli animali si esibivano prevalentemente al centro. Per circa un decennio (approssimativamente dal 1983 al 1992) sono decine le famiglie scritturate in questo circo che propone programmi molto nutriti, sia per le proprie risorse di famiglia che per le scritture di peso (ricordiamo tra i tanti, i Saabel, i Saly, i Caveagna, i Rossante, il Duo Berca, i Tovarich e tanti altri). Tra i numeri i maggior richiamo la giovane e sensuale domatrice “Gilda dei Leoni”, figlia di Mario oggi carismatica trapezista e per tanti anni icona della donna domatrice su un indimenticabile manifesto. Prodigiosa anche la sorella Ketty impeccabile cavallerizza allieva di Mario Bizzarro e Dolores Caveagna. Anche a Ketty era stato dedicato un manifesto per le sue doti acrobatiche sul cavallo, ma con le sorelle il numero di jockey era davvero di pregio.

IN RICORDO DI MARIO VULCANELLI

Ciò che sin qui non è emerso è il carattere straordinariamente combattivo di Mario soprannominato dai colleghi “il rivoluzionario” per la sua determinazione di opporsi a quelli che riteneva soprusi delle burocrazie e dei comuni inscenando proteste pubbliche di grande impatto mediatico. Mario infatti non esitava a rinchiudersi nella gabbia dei leoni o a installare in segno di protesta la grande gabbia davanti ai comuni che non concedevano le piazze o che ostacolavano l’attività del circo. Storico l’episodio del 1979 che lo vide montare la gabbia davanti alla sede del Ministero dello Spettacolo eludendo nel cuore della notte le ronde della polizia. L’evento ottenne grande visibilità e persino Indro Montanelli gli dedicò un articolo intitolato “Quando un cittadino protesta con i suoi animali al seguito!”. Di episodi simili la vita di Mario è costellata e custodiva gelosamente un album con i ritagli di giornali inerenti questo genere di manifestazioni.

Non dimentichiamo infatti che con gli anni il Grande Circo di Berlino era diventato un circo in grado di passare anche nel giro delle piazze grandi: Roma, Palermo, Napoli, Milano affrontando anche concorrenze impegnative con i grandi nomi quali Moira Orfei e Livio Togni. Nell’inverno 1990/91 a Milano si scontrano il Circo Cesare Togni, il Circo di Mosca sul Ghiaccio (prodotto dal gruppo Nones) e appunto il Circo  Wulber di Berlino.

A riprova del fatto che Vulcanelli si fosse posizionato nei complessi di maggior interesse, nel 1989 la prima indimenticabile serie di Sabato al Circo, che dedicava ogni puntata ad una dinastia (Moira, Americano, Darix, Embell Riva, Nando Orfei,…) dedicò una puntata al Circo di Berlino che in quegli anni visitava l’hinterland di Milano e fu presente su Canale 5 con i propri numeri.

L’eredità di Mario Vulcanelli è molto importante: basti pensare ai traguardi artistici e professionali conseguiti dai figli e dai nipoti in questi anni, sia in Italia che all’estero. Citarli tutti sarebbe lungo e rischioso. Però la simpatia che tutto il mondo del circo ha verso questi professionisti e verso la figura di Mario testimonia che il fondatore ha seminato bene. Del resto se per un attimo chiudiamo gli occhi riusciamo intravedere una galleria di immagini meravigliose che hanno preso forma sotto allo chapiteau del Circo Wulber: la più giovane cavallerizza d’Europa, la seducente domatrice di leoni, un orso pugile, il domatore in guanti bianchi, un vasto campionario della miglior gioventù circense italiana, straordinari trapezisti, virtuosi del trampolino elastico, cani calciatori, tre piste ricche di artisti… che bei momenti ci hai fatto vivere Mario!

D.D.

18/04/2015 14.37.13

IN RICORDO DI MARIO VULCANELLI

 

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